Meno due. E' partito il conto alla rovescia per il processo atteso da quasi trent'anni sul cold case dell'omicidio di Nada Cella. Alle 9 di giovedì mattino, 6 febbraio, l'attenzione dei media di tutta Italia sarà convogliata nell'aula magna del tribunale di Genova per l'avvio del processo per il delitto della segretaria di 24 anni massacrata il 6 maggio del 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco di via Marsala nel centro di Chiavari.
Attesa confermata dalle numerose richieste di troupe televisive e giornalisti per effettuare riprese o fotografie
Un processo che è già una vittoria per la famiglia della vittima, come conferma a Primocanale Silvana Smaniotto (nella foto con una delle due nipoti), l'anziana mamma di Nada, che aggiunge: Spero sia fatta giustiziaperò per motivi di salute non sarà in tribunale. Potrebbe arrivare invece da Milano la figlia maggiore Daniela.
Alla sbarra per il delitto c'è Anna Lucia Cecere, che per il pm Dotto avrebbe ucciso Nada con una pinzatrice perché si frapponeva al suo progetto di accasarsi con Soracco e lavorare nello studio: contro di lei i bottoni sequestrati nel 96 nella sua abitazione, uguali a quello sporco di sangue trovato nello studio, e poi alcuni testimoni che l'avrebbero vista uscire dal palazzo la mattina del delitto.
Gli altri imputati sono il commercialista e la madre, Marisa Bacchioni: i due avrebbero mentito al pm nascondendo sul reale rapporto fra Soracco e Cecere: la donna, che ora vive Boves, a Cuneo, indagata e archiviata in pochi giorni già nel '96 e stata riscritta di sul registro dagli inquirenti nel 2021 grazie alla criminologa Antonella Delfino Pesce che studiano le carte ha fatto riaprire il caso scoprendo dei bottoni trovati allora dai carabinieri in casa della donna, un particolare che il magistrato Filippo Gebbia non aveva però mai riferito ai poliziotti titolari dell'indagine.
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