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Al processo per la tragedia di Ponte Morandi dopo l'esposizione dei periti del tribunale che hanno risposto ai quesiti posti dai giudici Lepri, Baldini e Polidori per capire se il crollo era evitabile, oggi spazio alla replica dei tecnici di Spea, la società di ingegneria che aveva il compito di monitorare il viadotto Polcevera per conto di Autostrade per l'Italia.
Parlano i consulenti di Spea
A parlare saranno gli ingegneri Claudio Mazzotti e Marco Savoia che potrebbero spiegare dal punto di vista ingegneristico quanto già gli avvocati difensori hanno anticipato in aula: ossia che non era possibile fare ispezioni sulla parte alta delle pile e che il ponte aldilà del reperto 132, dove c'era il vizio occulto e causa del crollo, era in buone condizioni.
Carotaggi e endoscopie mai svolti
Consulente dell'imputato Maurizio Ceneri, ingegnere e coordinatore dei tecnici Spea e spesso in aula durante il processo, l'ingegnere Mazzotti, definito uno sperimentatore, potrebbe cercare di fare capire che con le endoscopie e i carotaggi non era possibile controllare l'intero ponte né tantomeno scovare il buco all'interno della pila 9, fra l'altro il tutto complicato dal fatto che quel vuoto era a 90 metri altezza e a 45 metri dal piano stradale (l'impalcato).
Mazzotti e Savoia cercheranno anche di riabilitare le Rimt, ossia le prove riflettometriche basate su impulsi elettrici in teoria in grado di misurare la corrosione dei trefoli dei cavi d'acciao nascosti nel calcestruzzo, prove distrutte dai Pm dell'accusa e dai periti del tribunale che le hanno definite inaffidabili.
"Nessuno svelò di quel difetto nascosto"
I consulenti di Spea nella perizia di 600 pagine consegnata ai giudici all'inizio della fase tecnica dell'aprile dello scorso anno avevano puntato il dito contro lo Stato perché quando nel '99 venne affidata la concessione del ponte ad Aspi nessuno rivelò su un difetto nascosto nella pila 9, lo strallo che ha provocato il crollo. Vizio di costruzione, a loro dire, emerso solo dopo la tragedia del 14 agosto 2018 nel corso del secondo incidente probatorio dall'analisi del reperto numero 132. Un difetto che sarebbe nato nel 1966 durante la costruzione dell'ultima pila, la 9 (nella foto), per un errore nell'iniettare la malta che avrebbe dovuto bloccare i cavi di acciaio, i trefoli, nella rastrelliera alla sommità dello strallo.
Quella email del 2011
I periti del tribunale però successivamente hanno rinvenuto una email del febbraio 2011 fra due imputati, l’allora responsabile del primo tronco di Aspi, Massimo Meliani e proprio Ceneri, già allora responsabile Collaudi e controlli non distruttivi di Spea, che parlava della necessità di intervenire sulla pila 9 per un vizio di costruzione.
Per i periti del tribunale crollo evitabile
I periti del tribunale nel rispondere ai quesiti dei giudici hanno anche detto che l'ammaloramento della pila 9 causa del crollo del 14 agosto 2108 che ha provocato la morte di 43 persone era noto, come appunto anche la email del 2011 fra due imputati, e che fu un grosso errore dopo gli interventi sulla pila 11 e in parte sulla 10 degli anni '90 non monitorare con scassi anche la 9. Senza parlare dell'obbligo di verifica che Aspi aveva anche dal punto di vista normativo dal 2008, dieci anni prima del crollo, e ancora prima dal 1967, per una circolare che faceva riferimento alle consuetudini ingegneristiche.
Attesa per le eventuali dichiarazioni di Castellucci
In aula nelle ultime udienze non mancate le polemiche: periti e legali della difesa la scorsa settima si sono risentiti per un intervento del Pm Walter Cotugno che aveva auspicato che le tesi dei tecnici delle difese non si tramutassero in lezioni universarie infarcite di slide ma si concentrassero invece sui quesiti posti dei giudici.
Nelle prossime udienza la replica ai periti dei Pm toccherà ai consulenti di Autostrade per l'Italia e poi ci sarà spazio alle eventuali dichiarazioni spontanee di alcuni dei 58 imputati, primo fra tutti quelli dell'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci che aveva detto di volere parlare solo dopo la fase tecnica e il controesame, anche se non è escluso che nel frattempo possa averci ripensato.
IL COMMENTO
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