Cronaca

Altro indizio contro la donna indagata. Smentita invece la sua frase "Non riesco a togliermi dagli occhi quella scena"
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di Michele Varì

CHIAVARI - Un nuovo indizio contro Anna Lucia Cecere, la donna indagata per la seconda volta a distanza di 25 anni per il delitto della segretaria Nada Cella avvenuto il 6 maggio del 1996 nello studio di via Marsala a Chiavari del commercialista Marco Soracco.

Nella relazione dei carabinieri che indagarono per la prima volta la donna emerge che nella sua abitazione furono trovati ritagli di giornali che parlavano del delitto di Nada Cella. La donna sarà chiamata a spiegare perché custodiva quella raccolta di articoli di giornali.
Non trova conferma invece che Cecere sarebbe stata intercettata mentre dice "Non riesco a togliermi dagli occhi quella scena", frase scritta su alcuni quotidiani dell'epoca, ma che non risulta agli atti degli inquirenti.

Nel 1996 come oggi le indagini sul delitto sono affidate dai poliziotti della sezione omicidi della squadra mobile della questura di Genova che allora intervennero nella casa teatro del delitto dopo i colleghi del commissariato di Chiavari, i primi a giungere in via Marsala, che dista poco più di cento metri dagli uffici del distretto di polizia.

I carabinieri della compagnia di Chiavari pur non titolari a indagare avviarono altre indagini per loro conto e trovarono una mendicante che diceva di avere visto Cecere uscire dal palazzo del delitto con le mani sporche di sangue mentre saliva su uno scooter.
Per questo la donna fu indagata: nella perquisizione in casa della donna in corso Dante furono trovati i ritagli di giornali e cinque bottoni con una scritta in inglese uguali a quello rinvenuto sporco di sangue accanto al corpo agonizzante di Nada.
Ma nonostante questa serie di indizi il sostituto procuratore di allora del tribunale di Chiavari (ora accorpato a Genova) Filippo Gebbia archiviò sbrigativamente dopo poche settimane la posizione di Cecere e non rivelò mai tutti i particolari delle indagini dei carabinieri alla polizia.

Così quando a fine maggio '96 e poi ad agosto dello stesso anno la polizia arrivò al suo nome grazie a due telefonate anonime arrivate alla mamma di Soracco (quella in parte resa nota nelle scorse settimane) e all'avvocato Gianluigi Cella, forse scelto per l'omonimia con la vittima (legale che ai giornalisti ora smentisce quella telefonata che invece in realtà è agli atti dell'inchiesta) si sentirono dire dal magistrato di non indagare su di lei perché lo avevano già fatto i carabinieri ed era risultata estranea alla vicenda. Questo nonostante nessuno avesse svolto accertamenti accurati sulla donna, come ad esempio i rilievi sul suo scooter. Moto ancora in suo possesso e sequestrata e sottoposta a rilievi scientifici il 16 novembre scorso a Boves (Cuneo) dove abita la donna, sequestrata 25 anni dopo il delitto per cercare eventuali tracce di sangue o del dna di Nada.

I risultati di quegli esami non sono ancora noti.
Esiti come quelli del Dna su chiazze di sangue, di una ciocca di capelli e di altri reperti sequestrati nello studio della morte e che affidati all'esperto genetista Emiliano Giardina potrebbero risultare decisivi per incastrare o prosciogliere per la seconda volta Anna Lucia Cecere.

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