GENOVA - Palazzo Ducale celebra la fotografa franco-svizzera Sabine Weiss: nella Loggia degli Abati oltre dei suoi 200 scatti, radunati nell'ampia retrospettiva a lei dedicata dopo la scomparsa all’età di 97 anni nella sua casa di Parigi lo scorso 28 dicembre 2021, ripercorrono una carriera poliedrica di una donna che con grande coraggio dal dopoguerra a oggi si è cimentata in tutti i campi, dal reportage alla moda, dagli scatti di strada ricercando i volti dei bambini, i contrasti degli anni '50 ai suoi viaggi per il mondo. Tutti realizzati con un occhio attento e sensibile.
"Quando andava a fotografare i colleghi uomini le dicevano 'spostati che dobbiamo lavorare'"
"È stata una donna con un'arte potente, divorata da una curiosità buona, che voleva comprendere ed essere ciò che fotografava, in maniera naturale. Anche le foto posate di moda sono di grande naturalezza e spontaneità", commenta Serena Bertolucci, direttore di Palazzo Ducale, nel presentare quello che è il terzo allestimento in corso a Palazzo e che come le altre due mostre "Rubens a Genova" e "Disney" sposa appieno quella ventata di internazionalità che si è voluto dare al Ducale e alla sua stagione 2022/2023.
Non è facile scegliere uno dei suoi scatti ed eleggerlo il proprio preferito, ma forse sono gli occhi dei bambini che scrutano l'obbiettivo che scandagliano l'animo dei visitatori. Presente all'inaugurazione anche il presidente di Palazzo Ducale Beppe Costa per gli onori di casa, in un palazzo sempre più affollato con quota 20 mila visite per Rubens e 10 mila per Disney. Se con il pittore fiammingo si viaggia nel secolo d'oro dei genovesi, con Walt Disney tra le fiabe e i cartoni che hanno accompagnato la nostra infanzia, con questa mostra internazionale prodotta da Atelier Sabine Weiss lo si fa nella vita e nel mondo di Sabine fino al 12 marzo 2023.
"Sabine Weiss è stata la fotografa umanista francese più rappresentativa"
"Il movimento di fotografi umanisti è stato riscoperto soltanto negli anni '90 del Novecento, quando si guardava con nostalgia agli anni '50: questa scuola di fotografia ricercava di catturare i sentimenti e le emozioni dei soggetti", spiega a Primocanale la curatrice Virginie Chardin. "Soventi le sue fotografie che esprimono la leggerezza e la gioia, ma anche i soggetti tristi come mendicanti e persone molto povere, ma tutte con la caratteristica di essere pronte a rialzarsi", osserva.
Oltre alle fotografie, vengono presentati anche alcuni estratti da documentari a lei dedicati "La Chambre Noire" di Claude Fayard, "Sabine Weiss" di Jean-Pierre Franey, "Il mio lavoro come fotografa" di Stéphanie Grosjean, nei quali la fotografa ha raccontato, in diversi periodi della sua vita, il suo percorso artistico, le sue esperienze di viaggio e la difficoltà di essere una fotografa donna. La forza della sua curiosità per il mondo e la sua gioia di vedere e documentare fanno di Sabine Weiss un simbolo di coraggio e di libertà per tutte le donne fotografe.
"Si colloca nel percorso di Palazzo Ducale di questa attenzione nei confronti delle fotografe donne, per parlare del ruolo delle donne senza retorica, ma con grande efficacia"