GENOVA - Il caso del "Cristo risorto appare alla madre", il quadro attribuito a Pieter Paul Rubens e alla bottega prima sequestrato e poi 'restituito' alla mostra di Palazzo Ducale, ha destato un grande interesse nel pubblico e nella critica internazionale, tanto da arrivare fino a Roma all'attenzione del sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi. Anche per questo motivo, il noto critico d'arte sarà presente alla conferenza in programma giovedì 12 gennaio alle ore 18 nel Salone del Maggior Consiglio come ospite d'onore: l'opera d'arte, al di là delle indagini aperte dalla Procura di Genova in merito ad una presunta esportazione illecita all'estero, ha una storia interessante e la curatrice dell'allestimento, Anna Orlando, ha voluto organizzare questo appuntamento per svelare "Tutti i misteri del Cristo risorto e le…due Marie di Pietro Paolo Rubens (e bottega!)".
Genova, il Rubens sequestrato torna alla mostra al Ducale - LA DECISIONE
L’opera è stata presentata per la prima volta al pubblico proprio in occasione della mostra, in corso fino al 5 febbraio nell’Appartamento del Doge, e la sua attribuzione è frutto di lunghe ricerche e studi avvenuti presso l'istituto Rubenianum di Anversa, l'unico che possa certificare che la mano del pittore fiammingo abbia operato su questa tela che è frutto di un ripensamento. Le due Marie, infatti, sono state svelate da una radiografia e da un accurato restauro che hanno portato in luce la prima versione della Madonna realizzata da Rubens e la seconda versione, secondo gli studiosi sempre frutto dell'abile mano del maestro. Ma la storia, in parte già raccontata a Primocanale dalla stessa Orlando che assieme a Nils Büttner, co curatore della mostra e presidente del Rubenianum, ha partecipato agli incontri degli studiosi, è affascinante e permette ancor di più agli spettatori di addentrarsi in quel secolo d'oro in cui Rubens operò a Genova e nella sua Anversa.
Rubens sequestrato, indagine sull'ufficio della Soprintendenza di Pisa - LE INDAGINI
Intanto secondo il sottosegretario Sgarbi quanto accaduto è "frutto di un errore in quanto si tratta di un dipinto controverso, la cui attribuzione a Rubens poggia su una opinione, garantita dall'articolo 21 della Costituzione, comunque discutibile". L'attribuzione vera e propria, infatti, è stata certificata recentemente, mentre in passato per il passaggio di proprietà e le operazioni di esportazione e vendita all'estero compiute dai quattro indagati poggiavano su eventuali pareri di studiosi. In caso di artisti importanti, però, è necessario rivolgersi ad un collegio di esperti. L'opera era di proprietà della nobile famiglia Cambiaso di Genova che lo custodiva a Palazzo Centurione Cambiaso, dimora inserita nel circuito dei Rolli (palazzi storici dichiarati patrimonio dell'umanità dall'Unesco), che aveva provato a venderla, sapendo la reale attribuzione, senza riuscirci, secondo quanto ricostruito dai militari. Erano poi riusciti a cederla, nel 2012, ai due indagati per 350 mila euro. I due mercanti l'avevano fatta restaurare nel 2014, facendo emergere la seconda figura di donna. I due avevano fatto uscire il dipinto dichiarando falsamente, all'ufficio esportazione della Sovrintendenza di Pisa, che era di un anonimo autore fiammingo e che valeva 25 mila euro. Questo è stato fatto perché, come spiegato a Primocanale anche dal procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio che coordina l'indagine assieme al pm Eugenia Menichetti, "in quanto un Rubens, non sarebbe mai stata data l'autorizzazione all'espatrio" dalla Soprintendenza.
Rubens sequestrato, Sgarbi: "Provvedimento frutto di errore" - IL PARERE
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