Cultura e spettacolo

Il ricordo di Peppino Impastato sopravvive anche grazie ai giovani che "si sono legati alla sua figura, soprattutto quei giovani che si avvicinano a noi, conoscono la sua storia"
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di Riccardo Olivieri

GENOVA - Giovanni Impastato è a Genova per presentare il suo ultimo libro Mio Fratello, un "romanzo storico, nel senso che ripercorre la nostra storia dall’infanzia fino ad arrivare ad oggi" racconta davanti al murale di Vico della Rosa che ritrae suo fratello Peppino Impastato, giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 proprio per le sue attività contro Cosa Nostra. "È sempre una bella emozione vedere la sua immagine perché si vede che si vuole alimentare una memoria storica - spiega -, la memoria di Peppino Impastato ma non solo la sua, tutto il suo impegno, tutte le lotte, il coinvolgimento di tanti giovani, un’intera generazione che oggi si è legata tantissimo al suo impegno e alle sue idee. Per me è una grande emozione rivedere quest’immagine che è forte e suscita un grande interesse nelle tante persone che vengono a vederla, perché ormai è un posto famoso in tutta Italia".

Il ricordo di Peppino Impastato sopravvive anche grazie ai giovani che "si sono legati alla sua figura, soprattutto quei giovani che si avvicinano a noi, conoscono la sua storia e poi non se ne vogliono più staccare perché Peppino era uno di loro, giovane pure lui, che ha avuto grande coraggio e ha operato questa rottura che noi consideriamo storica e culturale perché non avviene solo all’interno dell’ambiente e della società dove lui ha vissuto ma avviene all’interno della sua famiglia, che è una famiglia di origine mafiosa - racconta Giovanni Impastato -. Tutti conoscono le nostre origini e tutti, mi riferisco ai giovani, hanno apprezzato tantissimo l’operato di Peppino e le lotte che ha portato avanti che sono di un’attualità impressionante, sia nei metodi che nei contenuti, partendo dalle battaglie ecologiche e attraversando le lotte sociali come i contadini di punta Raisi, Peppino ha lottato con loro contro l’esproprio dei terreni per la costruzione della terza pista dell’aeroporto, e altre battaglie sociali riguardo disoccupati, edili, battaglie dal basso coerenti con le sue idee e col suo impegno".

Portare avanti il ricordo di Peppino Impastato significa portare avanti anche la battaglia contro la mafia. "È difficilissimo - ammette Impastato - perché purtroppo non è un anti-Stato ma si colloca all’interno delle istituzioni. Non è soltanto un’organizzazione criminale ma è un problema sociale e culturale che va affrontato proprio alla radice facendo leva sulla cultura mafiosa. Bisogna fare leva su questa cultura e portare avanti le mobilitazioni sociali e trasmettere quel messaggio importante che è il messaggio di Peppino, che non è solo politico, ideologico, di impegno antimafia e di impegno sociale ma è soprattutto un messaggio educativo per le nuove generazioni, considerando tutte le battaglie che lui ha portato avanti".

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