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Cultura e spettacolo

Sabato alle ore 18 il concerto gratuito al Teatro Carlo Felice del cantante genovese assieme alla moglie, il soprano Serena Gamberoni, e i ragazzi dell'Accademia di Alto Perfezionamento in occasione del conferimento della Croce di San Giorgio
8 minuti e 4 secondi di lettura
di Silvia Isola

GENOVA - Ha calcato la scena sui palchi più importanti al mondo, da Parigi a New York, da Vienna a Tokyo, interpretato più di 50 ruoli e debuttato a soli 23 anni al Teatro della Scala: eppure l'emozione del tenore Francesco Meli per la Croce di San Giorgio è palpabile. Il riconoscimento arriva da Regione Liguria ed è l'onorificenza più alta istituita proprio per premiare le grandi personalità artistiche liguri: prima di lui, lo hanno ricevuto il cantautore Gino Paoli e gli attori Tullio Solenghi ed Elisabetta Pozzi. In questa occasione, Meli ha dato riprova di una delle sue più grandi qualità, oltre al canto che lo rende uno dei tenori più richiesti a livello internazionale: la sua generosità, unita al grande amore per Genova. Sabato 17 febbraio alle ore 18, infatti, in occasione del conferimento della Croce d'oro, ha deciso di regalare alla città e alla regione un concerto. Con lui, la moglie e soprano Serena Gamberoni e i loro allievi dell'Accademia di Alto Perfezionamento. Lo abbiamo incontrato a Newsroom 28. 

Partiamo dal significato di questa Croce di San Giorgio...
Sì, quando mi hanno detto che mi avrebbero dato questo premio è stato una grande sorpresa perché non me l'aspettavo. Sono quelle onorificenze che vengono date ogni tanto e uno non sa neanche quasi che che esistano. Perciò per me è una grande soddisfazione e un onore enorme. Sono molto lusingato di questa considerazione che la Regione ha avuto nei miei confronti e sono molto contento di poterla condividere con gli allievi della nostra Accademia e con mia moglie, con Serena, che parteciperà al concerto e che è anche parte fondamentale della nostra Accademia.

Visto che l'Accademia di Alto perfezionamento si rivolge proprio ai giovani, quale può essere un consiglio per iniziare una carriera di questo tipo che non è assolutamente facile perseguire da una città come Genova?
Io sono cresciuto quando il Carlo Felice produceva tanto e io ho visto tanti belli spettacoli, erano anni più ricchi per i teatri italiani e sono cresciuto in un momento piuttosto florido, dal punto di vista musicale. Perciò Genova comunque è stato per me importante in tutti i casi, anche se poi sono andato a studiare a Milano col mio maestro. Dare un consiglio a un ragazzo giovane è molto difficile, perché poi ognuno ha il suo percorso e le sue caratteristiche. Sicuramente quello che mi ha sempre aiutato nel mio viaggio in questo mondo è il continuo studio. Continuare a studiare, non fermarsi mai, essere molto consapevoli dei propri limiti e delle proprie qualità. Io ai ragazzi dico sempre che bisogna avere un atteggiamento molto umile, riverente quasi nei confronti di quello che facciamo e della musica, che è talmente più grande di noi. L'altro giorno, proprio in un momento di discussione coi ragazzi, dicevo "moriremo che conosceremo probabilmente il 5% di quello che potremmo conoscere della musica. Penso a quanto c'è di più da scoprire e da poter vivere, perciò è un continuo percorso di studio, di approfondimento e di umiltà. L'umiltà è importante: bisogna essere consapevoli di quanto si è bravi, ma allo stesso tempo non deve diventare un cuscino su cui appoggiarsi questa consapevolezza. 

Qual è stato il momento in cui Francesco Meli ha realizzato il proprio sogno? Quando ha sentito di avercela fatta: il ruolo, l'allestimento, il palcoscenico?
Allora io ho cominciato che ero giovanissimo, perciò le cose sono arrivate veloci: non dico che non me ne sono neanche accorto, ma è stata un'escalation di eventi. In più l'ho fatto crescendo con Serena perché ci siamo sposati che cantavamo da poco ed è tutto cresciuto insieme, la nostra famiglia e la nostra carriera professionale. Mi ricordo quando ho fatto la prima volta l'inaugurazione della Scala, nel 2005. Avevo 25 anni, ero molto giovane e alla fine, quando tu sei lì a prendere gli applausi, a un certo punto si accendono le luci della sala e tu vedi la sala gremita di pubblico con tutti i fiori, le decorazioni, il presidente della Repubblica. Io mi ricordo che avevo per mano i miei colleghi e ho detto: "Ma cosa sta succedendo?" Perché è stata un'emozione enorme, nonostante avessi già cantato in tanti teatri. Io non penso di avercela fatta mai, neanche adesso, perché ci sono tante cose da fare e soprattutto oggi che la mia carriera ha un certo peso, io devo continuare a mantenere perché adesso è il momento più difficile. Se arrivare è un continuo lavoro per aprirsi delle nuove strade, oggi c'è la fase in cui devo confermare tutto quello che ho promesso e anche mantenuto fino ad oggi.

Tanti ruoli ancora da affrontare: quali?
Ci sono i ruoli segreti che non si possono dire e ci sono i ruoli che i melomani voglio che vogliono che io dica così mi possono sparare coi fucili. Sicuramente Otello è uno dei grandi obiettivi che ho nella mia carriera, anche abbastanza a breve termine. E poi l'ingresso molto in punta di piedi nel verismo, che è un un repertorio che io conosco molto bene ma che non ho mai affrontato e che piano piano magari cercherò di affrontare.

Al suo fianco sempre Serena Gamberoni, soprano ormai genovese d'adozione: galeotta è stata quale opera?
"L'elisir d'amore". Noi eravamo in un'accademia, avevamo vent'anni, Serena nemmeno perché c'è un breve lasso di tempo in cui ho due anni più di Serena. A scuola lei ne aveva ancora 19 e io 21. E ci siamo e ci siamo conosciuti lì, cantando, cantando un duetto dell'Elisir d'amore, dove Serena si è dimenticata le parole e ho cantato io la sua parte e niente da lì poi è nata la nostra storia che non si è mai interrotta.

Una storia d'amore, ma anche di collaborazione che ha voluto restituire tanto alla città di Genova. Intanto io voglio ricordare un momento molto significativo: il concerto di Pasqua in piena pandemia, nel 2020, e avete fatto un regalo straordinario ai liguri e ai genovesi che erano a casa, portando la musica, grazie anche alle immagini di Primocanale, nelle loro case...
Un ricordo bellissimo: io sono stato contattato da Ilaria Cavo per fare un concerto in Duomo e farlo io da solo o con Serena. Allora io le ho detto ma in un momento così difficile per tutti ci sono tanti amici qui a Genova che cantano molto bravi con delle bellissime carriere. Perché non non coinvolgere anche loro? Ovviamente questa mia idea è stata abbracciata immediatamente dagli organizzatori e i miei colleghi furono subito entusiasti di questa cosa. Durante la pandemia, io ho voluto chiudere le porte di casa perché io non ho cantato mai e non ho studiato: stava succedendo talmente qualcosa di terrificante che mettermi lì a cantare mi sembrava una cosa terribilmente irrispettosa. Ancora di più mettersi sui social, su Instagram o su Facebook, a fare le dirette dove canti. Poi mi sono reso conto invece di sbagliare, perché una volta abbiamo fatto io e Serena una diretta piccolissima e abbiamo ricevuto una miriade di messaggi. In questo momento terribile vedere qualcosa di reale che stava succedendo è stata una gioia incredibile, per noi e per gli altri. Allora ho capito di aver completamente sbagliato. E l'occasione del concerto di Pasqua è stata importantissima perché eravamo in Duomo cinque sei cantanti genovesi dal vivo che facevamo un regalo ai tanti a casa. 

Anche il progetto dell'Accademia di Alto Perfezionamento è nata in piena pandemia... Cosa vedremo sabato?
Siamo stati l'unico spettacolo dal vivo della stagione del Carlo Felice nel 2020, era stata una grande festa, soprattutto poi farla con alcuni ragazzi in un progetto così particolare e io mi vanto di dire un po' unico tra le accademie che ci sono dappertutto, perché il teatro riserva l'ultima produzione della stagione da quattro anni solamente all'Accademia. Sabato vedremo il primo concerto dei ragazzi che inaugurerà una piccola mini stagione che poi si svolgerà al Teatro della Gioventù, dove faremo più di 14 concerti, prima di cominciare il periodo dopo dove ci saranno le masterclass per preparare "Il barbiere di Siviglia", in scena a giugno.

Parlavamo prima del legame con la città di Genova e con la Liguria, Liguria che lei porta nel mondo, ma che comunque è anche un posto dove tornare non appena è libero dai suoi impegni!
Basta vedere l'Accademia per dire quanto la nostra Genova sia bella e affascinante, ha portato un sacco di allievi a trasferirsi qua, un po' per gli studi, un po' per amore. Genova è una città straordinaria, la Liguria è una regione straordinaria, con una storia incredibile. E noi liguri, noi genovesi, dovremmo ricordarcelo un po' di più. Ed è stata anche fucina di grandi artisti del passato, dai cantanti straordinari come Renata Scotto, Mariella Devia o altri come Fabio Armiliato, Marco Armiliato, Giuseppe Taddei che è stato uno dei più grandi baritoni della storia. Infatti quello che succede sabato mi rende molto felice, non solo perché viene conferito a me, ma perché si riconosce una importanza artistica che la nostra città ha sempre avuto nella storia. Spero che sia l'inizio di un percorso per tenere vivo quello che è il carattere artistico e culturale della nostra città e le istituzioni mi sembra che lo stiano facendo. 

E allora appuntamento sabato alle ore 18. Ad esibirsi, oltre a Francesco Meli e Serena Gamberoni, in una selezione di arie e duetti dal repertorio operistico ottocentesco saranno i soprani Gabriella Ingenito e Martina Saviano, i mezzosoprani Giulia Alletto, Greta Carlino e Eleonora Marras, i tenori Paolo Nevi e Manuel Caputo, i baritoni Gabriele Barrìa, Ernesto De Nittis, Gianpiero Delle Grazie, Willingerd Gimenez Carlo Sgura e i bassi Antonino Arcilesi e Davide Maria Sabatino; al pianoforte: Umberto Musso, Giuseppe Ottaviani e Mattia Torriglia. Da Donizetti a Rossini e Verdi, da Mozart a Ravel e Offenbach, il programma accontenterà il grande pubblico. 

 

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