Cultura e spettacolo

Aperta nel 1810, ha visto tra i suoi visitatori Stendhal e Manzoni, Dickens e Melville, Flaubert e Pirandello
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di Dario Vassallo

Ogni libreria che chiude rappresenta non soltanto la resa di un esercizio commerciale ma un lutto per la cultura di una città. Qualsiasi essa sia: piccola o grande la libreria, piccola o grande la città. In Italia 2300 hanno chiuso i battenti dal 2016 ad oggi, un numero impressionante. Ma quando ad abbassare la serranda è un'istituzione, la perdita costituisce qualcosa di ancora più doloroso, una ferita nel tessuto di una comunità che non riuscirà mai più a rimarginarsi.

La libreria più antica d'Italia

E' stata aperta nel 1810 dal francese Antonio Boeuf la libreria Bozzi di via s. Siro, il che la rende la più antica d'Italia, sopravvissuta persino alla Seconda guerra mondiale, ricostruita dopo un bombardamento che la distrusse per buona parte. E non è un caso che entrando, ancora oggi, alla ricerca non solo degli ultimi best seller ma magari di libri antichi e rarità di ogni tipo per le quali il negozio ha sempre rappresentato un punto di riferimento, si respiri un'aria d'antan che nessuna libreria è in grado di regalare. Ad alzare bandiera bianca annunciandone la chiusura per la fine dell'anno sono le titolari Laura e Paola Bozzi appartenenti alla famiglia che la comprò nel 1927 per le quali è giunto il momento di andare in pensione.

Un santuario della cultura

Una decisione, dicono, assolutamente non dettata da motivi economici tanto che si dimostrano aperte a chiunque voglia rilevare la struttura. In questo caso dunque non entrano in gioco i fattori che più di altri mettono in sofferenza realtà di questo tipo - lettori sempre più scarsi, le grandi catene, la presenza di formati digitali, la possibilità di acquistare i libri anche online e la mancanza di interventi da parte dello Stato – ma soltanto la mancanza, come dire?, di un ricambio generazionale. E' il motivo per cui una piccola speranza c'è, ovvero che le tante manifestazioni di affetto giunte in questi giorni possano spingere qualcuno a raccogliere il testimone di un santuario della cultura che nel corso del tempo ha visto aggirarsi tra i suoi scaffali sacerdoti come Stendhal e Manzoni, Dickens e Melville, Flaubert e Pirandello.