Politica

Post crisi di governo, la frattura tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle potrebbe avere riflessi anche locali
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di Silvia Isola

GENOVA - Il Movimento 5 Stelle vuol fare da 'terzo incomodo' nell'assetto che vede da una parte il centrodestra e dall'altra il Partito Democratico e le formazioni centriste. Così ha detto Giuseppe Conte in ore molto complesse, dove è emerso e poi stato smentito un 'aut aut' di Beppe Grillo in merito alla regola del secondo mandato. Sta di fatto, però, che il M5s si dice pronto a correre da solo, anche perché dagli alleati del Partito Democratico è stata chiusa la porta ad ogni possibile proposta di alleanza, dopo la crisi di governo e poi le dimissioni di Mario Draghi. E' felice di questo Luca Pirondini: "Credo che con oggi si apra una pagina nuova, se tutti tornano a scagliarsi contro il nostro Movimento mi sembra una conferma del fatto che non siamo pilotabili, rispetto a tutta la narrativa che senza Mario Draghi il paese possa morire di fame e di stenti e che non si possa andare alle elezioni anticipate". 

Si ammette però che siano stati "anni difficili, dove abbiamo chiesto troppo ai nostri elettori e dove abbiamo anche preso delle scelte sbagliate, in merito alle alleanze e non solo". Autocritica necessaria, vedendo l'ampia crisi che si è venuta a creare all'interno del movimento, con poi quella che è stata la fuoriuscita di Luigi Di Maio che ha fondato assieme ad altri 60 parlamentari Insieme per il futuro.

Adesso la strada per Roma è senza dubbio in salita, c'è una fiducia da provare a ricostruire nei sostenitori che di fronte a questi confusi quattro anni e mezzo di governo, devono rinnovare il loro sostegno. Un passo importante è quindi la scelta dei candidati. "Con l'onorevole Roberto Traversi inizieremo una serie di incontri già da questo venerdì e tutti insieme decideremo chi presentare, per quanto mi riguarda io mi trovo bene qui a Genova". 

Elezioni politiche, Pd: "In Liguria continua opposizione con M5s, ma l'avventura è finita" - L'INTERVISTA

Ma se a Roma le nozze con Pd sono ben presto finite, come proseguirà l'opposizione in Regione Liguria e all'interno del palazzo del consiglio comunale di Genova? A Primocanale il vicepresidente di Regione Liguria, Armando Sanna, ha detto che se il lavoro di squadra continuerà, il Movimento 5 Stelle non può però rientrare a far parte della costruzione di quel campo largo che si vuole candidare alle prossime regionali. Di fronte a queste dichiarazioni, analoghe a quelle del consigliere regionale sempre del Pd Pippo Rossetti, il consigliere regionale Fabio Tosi ha chiesto "immediatamente un vertice delle forze di opposizione per capire se la coalizione regionale esiste ancora o meno". Pirondini frena e tiene a sottolineare:

"A poco più di un mese dalle amministrative sarebbe ridicolo dire che quello che dicevamo fino a poco fa non vale più, i principi comuni che ci avevano ispirati nella alleanza restano"

Resta quindi da vedere se prevarrà la linea distensiva, che vuole l'opposizione ancora unita e compatta nelle due aule consiliari, o se la frattura nazionale avrà ripercussioni anche a livello locale. E se le riflessioni della prima ora post voto davano al Movimento 5 Stelle da pensare, visto il magro risultato elettorale a Genova, Pirondini dice che "il fatto di non correre da soli potrebbe anche averci penalizzato anche a livello locale, noi abbiamo pagato il prezzo più alto nella coalizione progressista, anche se poi ciò non ha impedito l'elezione ad esempio dell'ottimo Michele Colnaghi come presidente del municipio Centro Ovest. Siamo stati penalizzati nel consiglio comunale, ma adesso è ora di guardare avanti". 

 

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