Politica

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di Stefano Rissetto

Carlo Calenda, leader di Azione, si ritira dalla coalizione appena definita con il PD e adesso si riaprono molti giochi, che vedono in prima fila Matteo Renzi e la sua Italia Viva, nella prospettiva di quel "terzo polo" che potrebbe risultare decisivo.

L'ex ministro dell'Industria non aveva accolto con euforia, per usare un eufemismo, l'ingresso nel "campo largo" lettiano di Sinistra Italiana e Verdi, rappresentati da Fratoianni e Bonelli, che si aggiungevano all'aggregazione del nuovo gruppo di Di Maio dispensato dalla raccolta di firme grazie al salvifico intervento di Tabacci.

Calenda aveva ufficializzato martedì scorso l'accordo con il PD, adesso la marcia indietro, in un intervento tv. "Non intendo andare avanti con l'alleanza con il PD. non mi sento a mio agio, non c'è dentro coraggio, bellezza, serietà e amore a fare politica così ho comunicato ai vertici del Pd che non intendo andare avanti con questa alleanza" ha detto il leader di Azione.

Velenosa la replica di Letta: "L'unico alleato possibile di Calenda è se stesso".

Calenda spiega così lo strappo: "Alla vigilia di queste elezioni avevo intrapreso un negoziato col Pd, non ho mai voluto distruggere il Pd, con con Letta abbiamo iniziato un negoziato per costruire una alternativa di governo. Ma mano a mani si univano pezzi che stonavano".

"Oggi mi trovo a fianco a persone che hanno votato 54 volte la sfiducia a Draghi. Mi sono un po' perso". "Nei giorni scorsi sono andato da Enrico Letta e gli ho proposto di fare un'alleanza netta e che rinunciavo ai collegi, avrei accettato anche solo il 10%. La sensazione è che c'è il Pd in mezzo e poi una serie di forze, ho perso il conto. Ma c'era un punto chiaro, il fatto che entrassero in coalizione Fratoianni non implicava che esprimessero da subito il no all'agenda Draghi. Invece c'è stato un crescendo, che ha dimostrato come sarà la campagna elettorale, che non sarà contro la destra ma demolirà l'area liberale della coalizione".

"Questa cosa - insiste - è durata anche troppo. Quando abbiamo fatto l'accordo ci siamo detti che dal giorno dopo un pezzo della coalizione non avrebbe bombardato l'agenda Draghi, sennò ci saremmo fatti ridere dietro dal Paese. A questa proposta si sono aggiunte personalità che gli italiani non vogliono più vedere, è arrivato di tutto, Di Maio, Di Stefano..."

Il leader di Azione spiega: "Ora c'è una grande ammucchiata di persone. Da parte mia non c'è stato un equivoco, ma l'ingenuità che il Pd fosse pronto a decidere di rappresentare la sinistra senza correre dietro a Fratoianni, Bonelli e domani ai 5 stelle, che Letta avesse capito che la coerenza è fondamentale. Che il Pd avesse fatto la sua Bad Godesberg. Ed ho sbagliato".

"C'erano due pulsioni, una a fare una proposta di governo una a fare un Cln (Comitato di liberazione nazionale) e alla fine in Enrico è rimasto al Cln" precisa Calenda.

Possibilità di un accordo con Italia Viva? "Renzi non l'ho sentito, ma gli dirò che come non si fa la politica destra contro sinistra non si fa nemmeno contro chiunque. Bisogna spiegare agli italiani come governare. Non ho parlato con Renzi, ci parlerò. Negli ultimi due giorni ho ricevuto dai renziani contumelie, qualsiasi scelta non coincida con quella di Renzi per loro è una scelta da traditore della patria".