Il Grande Gioco è agli inizi. Lunedì 24 gennaio alle 15, nell’aula della Camera dei Deputati e negli spazi limitrofi riservati ai votanti positivi, si tiene il primo scrutinio per l’elezione del 13° Presidente della Repubblica, passaggio istituzionale regolato dagli articoli 83 e 84 della Costituzione. Il mandato settennale di Sergio Mattarella scade il 3 febbraio: se in quella data il nuovo capo dello Stato non fosse ancora stato scelto, scatterebbe la supplenza del presidente del Senato fino a elezione avvenuta.
REQUISITI - Può essere eletto Presidente della Repubblica, prescrive la Costituzione, ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici. Si tratta di un incarico incompatibile con qualsiasi altra carica. Come tutti sanno, non è esclusa la possibilità che stavolta il presidente del Consiglio in carica venga eletto capo dello Stato: si creerebbe un inedito nel cerimoniale, con il governo nelle mani del ministro anziano, nella fattispecie Renato Brunetta, fino al conferimento di un nuovo incarico. Al momento di essere eletto, Mattarella era giudice costituzionale e anche stavolta il nuovo capo dello Stato potrebbe arrivare dalla Consulta, palazzo antistante il Quirinale. Il 28 gennaio è prevista l’elezione a presidente della Corte Costituzionale di Giuliano Amato, che potrebbe però essere chiamato ad altro incarico. Altra possibile sovrapposizione: il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato che con il collega della Camera Roberto Fico guida le operazioni di voto, è tra i più quotati e quindi l’avvocato veneto potrebbe presiedere l’elezione di se stessa.
CHI VOTA - A votare è il Parlamento in seduta comune: 1.009 Grandi Elettori ovvero 6 senatori a vita (Giorgio Napolitano ex capo dello Stato, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre), 315 senatori elettivi, 630 deputati elettivi e 58 delegati regionali, 3 per ogni regione eccettuata la Valle d’Aosta che ne ha uno solo.
COVID - La pandemia impone regole precise per contenere il contagio in aula: distanziamento, misurazione della temperatura con scanner, Green Pass e mascherina Ffp2. I positivi voteranno all’esterno. Il Covid ha determinato la rinuncia a un classico delle presidenziali: i cosiddetti “catafalchi”, a garanzia del voto segreto, che saranno sostituite da cabine con meccanismi di aerazione e sanificazione. Per quanto riguarda le votazioni, i Grandi Elettori saranno suddivisi in gruppi di 50 e chiamati in fasce orarie prestabilite. Si voterà una sola volta al giorno e ogni seduta durerà tra le quattro e le cinque ore. Non potrà essere superato il tetto di 200 persone in aula e di 106 Grandi Elettori nelle tribune. Per garantire il voto ai positivi, attualmente fra i 30 e i 40 aventi diritto, è stato emanato un decreto legge da limare nei dettagli pratici, con il blocco dello spazio esterno di via della Missione.
I LIGURI - In rappresentanza della Liguria sono presenti tra i grandi elettori i senatori Mattia Crucioli, Matteo Mantero, Elena Botto, Paolo Ripamonti, Stefania Pucciarelli, Francesco Bruzzone, Sandro Biasotti e Vito Vattuone; i deputati Simone Valente, Sergio Battelli, Roberto Traversi, Marco Rizzone, Leda Volpi, Sara Foscolo, Edoardo Rixi, Flavio Di Muro, Giorgio Mulè, Lorenzo Viviani, Roberto Bagnasco, Manuela Gagliardi, Roberto Cassinelli, Raffaella Paita, Franco Vazio e Luca Pastorino; i delegati regionali Giovanni Toti, Gianmarco Medusei e Sergio Rossetti. Agli eletti in Liguria si aggiungono due parlamentari liguri di origine ma votati altrove: Roberta Pinotti, eletta al Senato in Piemonte, e Andrea Orlando eletto alla Camera in Emilia Romagna.
SCHIERAMENTI - Il M5S, pur scontando molte defezioni da inizio legislatura, ha 236 voti. La Lega ne ha 211, il PD 153, Forza Italia 137, Fratelli d’Italia 63, Italia Viva 44, Coraggio Italia 30. Ci sono poi 7 delegati regionali di forze minori e soprattutto la grande incognita del Gruppo Misto: 115 tra senatori e deputati, quindi la quarta forza in campo.
QUORUM - In partenza, nessun partito o coalizione classica ha i numeri per eleggere un “suo” Presidente. Ai primi tre scrutini è richiesta la maggioranza qualificata dei 2/3 dell’assemblea, quindi 637 voti, mentre dal quarto scrutinio serve la maggioranza assoluta ovvero 505 voti. Sarà l’ultima volta che si voterà con questi numeri: dalla prossima legislatura, infatti, scatterà la riforma che avrà ridotto a 400 i deputati e a 200 i senatori, con la necessità di procedere ad analoga riduzione proporzionale dei delegati regionali il cui peso altrimenti risulterebbe esorbitante.
STORIA - Solo 3 presidenti su 12 sono stati eletti alla prima votazione: Enrico De Nicola (1948), Francesco Cossiga (1985) e Carlo Azeglio Ciampi (1999). Le elezioni più lunghe furono quelle di Giovanni Leone nel 1971, con 23 scrutini, e di Giuseppe Saragat nel 1964 con 21 scrutini. Per quanto riguarda gli altri presidenti, quattro sono stati eletti al quarto scrutinio (Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi, Sergio Mattarella e Giorgio Napolitano al primo mandato; uno al sesto scrutinio (Napolitano al secondo mandato), uno al nono (Antonio Segni) e due dopo 16 scrutini: Alessandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro. Il più votato in assoluto fu Alessandro Pertini nel 1978, con 832 voti su 995, oltre l’82%. Dietro a Pertini, Gronchi eletto nel 1955 con il 78% dei voti (658 su 833), mentre all’ultimo posto c’è Leone, salito al Quirinale nel 1971 con il 51,4% dei voti. Poco sopra a Leone c’è Segni, che nel 1962 era riuscito a ottenere il 51,9%. Nel 2015 Mattarella è stato eletto con 665 voti su 1.009 per il 65,9%.
ELEZIONE - Lo spoglio delle schede spetterà al presidente della Camera Fico, affiancato dalla Casellati, guida del Senato. I segretari d’aula conteranno le schede e il presidente di Montecitorio proclamerà il risultato. Nel momento in cui verrà effettivamente eletto il 13esimo presidente della Repubblica, saranno Fico e la Casellati a raggiungerlo per notificare la nomina. I passi successivi sono il giuramento davanti al Parlamento in seduta comune, la visita all’Altare della Patria con omaggio al Milite Ignoto e l’ascesa al palazzo del Quirinale per il passaggio di consegne.
IL COMMENTO
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