Politica

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GENOVA - Giovanni Toti è tornato a Genova dopo gli 86 giorni di arresti domiciliari per fare il punto con gli alleati politici e con la stampa locale e dopo le sue dimissioni da presidente di Regione Liguria. Le prime parole sono proprio riferite alla maxi inchiesta che dal 7 maggio scorso lo ha visto coinvolto in prima persona, ma hanno anche ricordato i risultati raggiunti durante i suoi 9 anni di governo. "Non è un caso che questa amministrazione abbia portato a numeri straordinari in termini di lotta alla disoccupazione, reddito pro capite, Pil, non è solo l'attenzione al singolo investimento sul territorio che abbiamo fatto ma anche un'attenzione alla promozione del territorio". E ha posto l'accento di come il suo intento sia sempre stato quello di fare il bene della Liguria. "In occasione dell'inaugurazione del porto di Rapallo, dal palco ancora nelle mie vesti di governatore avevo detto agli investitori milanesi che dovevano far sapere che gli investimenti sul nostro territorio sarebbero stati tutti spesi per gli cittadini, chi pensa che qualche euro possa essere speso per interesse personale è ben lontano dal nostro modo di fare politica".

"Abbiamo due visioni diverse di fare politica, rispetto all'opposizione che ha approfittato di una crisi giudiziaria e non amministrativa"

In vista delle prossime elezioni, l'ex governatore ha confermato di non ricandidarsi né come candidato al consiglio regionale né tantomeno come presidente di Regione. "Saranno altri i protagonisti a correre nelle prossime elezioni e a far valere le nostre idee di fare politica. Ne ho parlato ai miei e ad alcuni sindaci che ho incontrato poco fa - ha aggiunto Toti -. Ho appena incontrato Bucci e il sindaco di Chiavari. Lo dirò ad altri sindaci, come Claudio Scajola e Peracchini. L'importante è che non si deve perdere il programma, lo spirito, l'abbrivio, e l'alchimia di questi nove anni tra i partiti della coalizione e la gamba civica. Gamba civica che dirà la sua sul progetto politico e sul candidato presidente". Si valuterà nei prossimi giorni se la lista "Toti" che già ha rimosso dal suo nome la parola "presidente" manterrà o meno il suo nominativo o se sia meglio convogliarla in un contenitore 'civico' più ampio. L'ex governatore ha poi aggiunto di non avere altre particolari ambizioni politiche dopo 10 anni al governo della Liguria. "Si può fare politica anche svolgendo il proprio lavoro, come quello di giornalista. Faccio politica da sempre, al mio futuro non ho ancora pensato, sono tornato libero da un giorno". Non vede, invece, conflittuale l'inizio del dibattimento nelle modalità del giudizio immediato con la campagna elettorale e elezioni, sono due partite diverse. 

Non è stato un "isolamento politico" a far propendere il governatore per le dimissioni quanto un rischio di un conflitto insolubile "sulla pelle della Liguria che non può essere sanato dalla Procura, ma soltanto dal Parlamento che deve riuscire a garantire un giusto equilibrio tra l'operato della politica e di un governatore, l'interpretazione delle norme e le esigenze di un'inchiesta". 

"Un governatore, un sindaco, una persona eletta dai cittadini può restare agli arresti domiciliari in attesa di un giudizio? Lo deciderà il Parlamento, non Toti, né la Procura. Non dimettersi significava proseguire con un muro contro muro che non avrebbe portato a nulla. Sarà un tribunale il giusto luogo di confronto per stabilire se Toti ha commesso un reato, ma c'è poi un altro tribunale, quello degli elettori, che giudicherà invece l'operato di questa amministrazione"

Il suo quindi non è un giudizio negativo sull'operato della magistratura, quanto più sul legislatore, dato che dal suo punto di vista la norma per come è scritta oggi mina il finanziamento privato ai partiti, "finanziamento privato che deve rimanere tale, personalmente sono contrario al finanziamento pubblico". L'appello va allora a Roma da parte di Giovanni Toti che ritiene i reati di "corruzione, voto di scambio molto scivolosi": per questo l'auspicio è che l'attuale Governo possa valutare nell'ambito di una riforma della giustizia di analizzare meglio il perimetro e le definizioni di questi reati.

"Non dico che il linguaggio e il ragionamento di tutte queste intercettazioni in 3 anni di inchiesta potesse essere rivisto, ma anche facilmente frainteso. Credo, però, che oggi dopo questa inchiesta nessun politico prenderebbe più un euro da un imprenditore e al tempo stesso qualunque imprenditore fuggirebbe con il rischio di incorrere in una inchiesta di corruzione per aver chiesto informazioni su alcune pratiche"

Tra i temi affrontati c'è anche quello del rigassificatore, "rigassificatore che va fatto, in Italia servono, poi è Roma a decidere dove è meglio che vengano realizzati".