Sanità

Per il direttore del centro trapianti del San Martino serve più sensibilizzazione ma anche risorse e riorganizzazione
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di Tiziana Oberti

GENOVA - "Intensificare la sensibilizzazione nella popolazione e le risorse delle rianimazioni e pensare a una riorganizzazione che passa anche dall'inserimento della donazione degli organi negli obiettivi dei direttori generali e quest'ultimo spetta all'assessore regionale alla sanità Angelo Gratarola". Così Enzo Andorno, direttore U.O.C chirurgia epatobiliare e trapianti d'organo del Policlinico San Martino di Genova, durante l'ultima puntata di 'People' in diretta da Terrazza Colombo.

"Gli ultimi dati liguri sulla donazione non sono buoni: la media italiana è di 24,5 donatori per milione di abitanti mentre la Liguria nel 2022 si è fermata a 13,5 con un peggioramento dopo il Covid - racconta con amarezza Andorno che nel 2021 ha riportato a Genova i trapianti di fegato da Milano - la Toscana è a 49, l'Emilia a 46 per questo dobbiamo impegnarci tutti insieme per sensibilizzare alla donazione".

"Non arriveremo ai 49 della Toscana ma è lì che dobbiamo puntare per averne almeno 30 e questo sarebbe più che sufficiente, non solo per risolvere i problemi della necessità della Liguria, ma anche per aprire ai riceventi di altre regioni - continua Andorno - in Italia oggi ci sono circa 1000 pazienti in lista di attesa per il trapianto di fegato e il tempo di attesa italiano è di un anno e mezzo noi in Liguria, gestendo la lista, riusciamo a contenere anche a seconda dei gruppi sanguigni ma l'attesa è intorno ai tre quattro mesi".

"È aumentata l'età della donazione degli organi che riusciamo a utilizzare - racconta il chirurgo - l'età media dei nostri donatori supera i 60 anni e abbiamo un'età dei riceventi intorno ai 59 anni. Fortunatamente è cambiata l'età dei donatori perché prima morivano soprattutto i giovani, il casco, fortunatamente ha ridotto tutto questo. Adesso noi sappiamo utilizzare donatori molto più anziani e questo è un messaggio che noi dobbiamo dare".

I giovani dimostrano una maggiore disponibilità alla donazione mentre i più anziani fanno registrare il tasso di opposizione più alta rispetto alla media.

In Italia rimane una sorta di 'zoccolo duro' quantificabile in un 30% circa che si oppone alla donazione e inoltre sono aumentati i 'no' espressi in vita al momento di rinnovare la carta d'identità dal 32,5% al 33,6%. Ma quali possono essere le cause? Secondo Andorno c'è un problema di mancanza di conoscenzasui temi della donazione di organi e trapianto in particolare nei più anziani. "Se andiamo a vedere quella che è la media della opposizione alla donazione è intorno al 30% di quelli che hanno espresso una dichiarazione di volontà e hanno detto di no. Se però poi andiamo a scomporre questa percentuale nelle varie età, vediamo che nei giovani la percentuale è al di sotto del 30% di opposizione. Sale invece fortemente nell'età dai 60 ai 70 anni, e dai 70 agli 80 e ancora oltre, fino ad arrivare ad un 65% di opposizione. Ora io non credo che questa sia una volontà dell'anziano, questa è semplicemente una mancanza di conoscenza dell'anziano, perché i nostri anziani pensano che i loro organi non siano più utilizzabili dopo la loro morte e invece non è così".

L'effetto dell'aumento delle opposizioni è stato in parte mitigato dall'aumento delle segnalazioni di donatori potenziali da parte delle rianimazioni insieme ad una maggiore capacità di utilizzo degli organi donati. Ma si può ancora migliorare nell'attività di segnalazione.

Tra le ragioni dell'aumento del 'no' c'è poi, secondo il centro nazionale trapianti, la difficoltà di capire che cos'è la morte cerebrale, poche invece le motivazioni a sfondo religioso. Per questo il centro nazionale trapianti è impegnato nella formazione degli operatori delle terapie intensive perchè la proposta di donazione è un momento cruciale e delicato che le famiglie si trovano a fare una scelta nella peggiore delle circostanze ossia la morte di un proprio caro.

Da qui l'appello di Andorno a tutti ma in particolare agli anziani affinchè si esprimano a favore della donazione e salvare quindi più vite possibili. Per questo è anche importante parlare dell'argomento in famiglia visto che, in assenza di una dichiarazione scritta del potenziale donatore, sono i familiari aventi diritto ad acconsentire al prelievo degli organi, parlarne in famiglia e far conoscere la propria posizione in merito alla donazione, quindi, può sollevare i congiunti dal prendere una decisione in un momento così delicato.

Riguarda la puntata di 'People'

 

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