GENOVA - “La cosiddetta variante sudafricana preoccupa, anche se per il momento non sono stati isolati casi al di fuori del Paese di origine, se non alcuni nel confinante Botswana e un caso singolo ad Hong Kong ma in un cittadino proveniente dal Sudafrica”. A spiegarlo a Primocanale è stato il dottor Emanuele Pontali, direttore del reparto di malattie infettive dell'ospedale Galliera di Genova, in collegamento questa mattina con Tiziana Oberti su Primocanale.
Con la chiarezza che gli è propria, unita ad una rara capacità di rendere comprensibili anche concetti complessi, Pontali ha aggiunto: “Sinora sono state individuate 529 mutazioni del virus con caratteristiche simili tra di loro. E questo dimostra e conferma l'attenta attività di sorveglianza e di monitoraggio che viene effettuata dalla comunità scientifica internazionale".
"La variante sudafricana, alla base dei nuovi e numerosi contagi in quel Paese, preoccupa perché presenta trentadue mutazioni della proteina spike".
"Per rendere l'idea, la variante delta, quella più diffusa attualmente, ne presenta dieci. Noi siamo abituati alle mutazioni, ad esempio ogni anno aggiorniamo il vaccino contro l'influenza. Ma è chiaro che “controllarle” tutte non è semplice. Ecco perché spesso queste mutazioni ci riservano brutte sorprese".
Ma dal dottor Pontali è arrivata anche qualche parola di speranza: “Intanto, anche questa variante è tracciabile dagli attuali sistemi di rilevazione. E poi, ripeto, al momento in cui parliamo non sono stati isolati casi qui da noi”.
Ciò non toglie, ovviamente, che l'allarme sia scattato anche in Europa e l'Italia stessa, forse memore della precedente esperienza con la Cina, ha subito chiuso le frontiere a chi proviene dal Sudafrica.
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