Sanità

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di Eva Perasso


Lunedì 12 febbraio è la Giornata Internazionale dell'Epilessia: una patologia spesso stigmatizzata, con cui è possibile invece convivere anche grazie ai nuovi farmaci che garantiscono ai malati una buona qualità di vita. Proprio per questo ha senso promuovere un momento di riflessione: "La giornata serve a sfatare un mito su questa patologia. E' una patologia nota dall'antichità e ancora al giorno d'oggi c'è un alone di stigma intorno ad essa. Esistono forme molto diverse della stessa malattia e nella maggior parte dei casi c'è la possibilità di una qualità di vita ottimale grazie alle terapie farmacologiche, spesso alcune forme si risolvono quando il bambino o ragazzino diventa adulto. Chi ha l'epilessia può condurre una vita normale, non bisogna avere pregiudizi", ha spiegato a Primocanale la dottoressa Nicoletta Audenino, responsabile dell'ambulatorio dell'epilessia dell'ospedale Galliera di Genova.

Tra gli obiettivi strategici, voluti anche dall'Organizzazione mondiale della sanità infatti, da qui al 2031, c'è anche quello di arrivare ad avere l'80 per cento dei Paesi con una legislazione che promuova e protegga i diritti umani delle persone con epilessia entro il 2031. Uno dei principali ostacoli al raggiungimento di questi obiettivi è l’alto livello di incomprensioni e idee sbagliate sull’epilessia. Questa mancanza di conoscenza si traduce in stigma sociale ed esclusione e porta alla discriminazione delle persone con epilessia a tutti i livelli della società: al lavoro, a scuola, nella comunità.

"L'epilessia deriva da una ipereccitabilità e iperattività delle cellule nervose, neuroni che provocano le crisi epilettiche. Clinicamente sono manifestazioni che compaiono improvvisamente, sono di breve durata. Ci sono varie forme di crisi che partono da quella più eclatante ovvero la crisi convulsiva generalizzata, ma possono esserci anche disturbi minori, magari visivi o uditivi", spiega ancora la dottoressa Audenino. 

"La terapia farmacologica ha fatto molto: esiste ancora però un 30 per cento di soggetti che hanno crisi epilettiche nonostante la terapia, in questi anni sono usciti nuovi farmaci, esiste anche un tentativo di riproporre in alcune forme particolari di epilessia terapie che erano nate con altre indicazioni e che invece vengono riproposte per la cura dell'epilessia. Nella maggior parte dei casi l'epilessia ha una base genetica e per questo si sta sempre più andando verso una terapia mirata".