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Trionfo dell'alsaziano a 47 anni nella prima gara dell'era ibrida
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di Stefano Bertuccioli

Chapeau, Monsieur Loeb. Il 90° Rallye Monte-Carlo ci ha regalato una delle pagine più belle di questo sport, scritta dai due interpreti più grandi della storia delle corse su strada. Diciassette titoli mondiali in due, un dominio incontrastato tutto francese quello dei Sebastien, Loeb ed Ogier, iniziato nel 2004 ed interrotto solo nel 2019 da Ott Tanak.

Sceso al volo dal prototipo BRX con cui ha chiuso secondo alla Dakar, Sebastien Loeb ha cambiato pelle come un camaleonte, calandosi nell'abitacolo della nuova Ford Puma Rally1, capolavoro sfornato dalla M-Sport di Malcom Wilson, ancora una volta maestro di abilità nel coordinare un team con una grande casa automobilistica, nuovi sponsor e, ciliegina sulla torta, l'ingaggio part-time del più grande pilota di tutti i tempi. Che non ha deluso le aspettative.

La vittoria numero otto sulle strade poco a nord del Principato, onestamente, pochi se la sarebbero aspettata. Una buona prestazione sì, ma un trionfo no. Loeb ha ritrovato sin dai primi metri lo smalto degli anni migliori, in barba ad una carta d'identità datata 1974 e con pochi chilometri di test alle spalle sulla nuova auto ibrida. A rendere ancora più magica la vittoria dell'alsaziano la presenza, per la prima volta al suo fianco, della veterana Isabelle Galmiche. L'insegnante di matematica è tornata regolarmente in classe davanti ai suoi ragazzi il lunedì dopo aver conquistato il primato, insieme alla nostra Fabrizia Pons, di essere l'unica donna ad aver trionfato in una prova del WRC.

Ogier, libero da pensieri e calcoli relativi al campionato (nel 2022 non farà presenza fissa nel WRC), si è concentrato solo sul risultato, ma non è bastato. Una foratura nell'ultima giornata di gara gli ha negato il successo numero 9 al Monte-Carlo, che ora vede i sue Seb condividere il trono con otto vittorie a testa.
Degli altri protagonisti annunciati si è salvato solo Breen, buon terzo al debutto sulla Ford Puma; quasi inesistente la Hyundai, che tra problemi di affidabilità, ritardo nello sviluppo, piloti poco incisivi e mancanza di una guida per il team ha iniziato nel peggiore dei modi. Pochi sorrisi anche in casa Toyota; al netto delle prestazioni di Ogier, che ora ha già la testa agli impegni in pista con la Hypercar, il risultato della squadra guidata da Latvala è stato deludente. Quarto ma mai in gara Rovanpera, fuori dalla zona punti Evans per un errore pesante, Katsuta mai incisivo. I frequentatori abituali del WRC si dovrebbero fare parecchie domande dopo la gara di apertura, dove sono stati annichiliti e messi totalmente in ombra da due piloti che, francamente, hanno ancora tutt'altra classe nonostante l'età.