Cronaca

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"Mi offro di darle quella assistenza che lei con tenacia chiede, in grado di interrompere la sua sofferenza": è uno dei passaggi della lettera aperta che il medico chirurgo Roberto Santi ha inviato a Piergiorgio Welby attraverso l'associazione Luca Coscioni. "Allargare il suo problema all'eutanasia - prosegue il medico - significa disperdere il suo personale bisogno ed il rispetto di un suo sacrosanto diritto in un oceano di disquisizioni etiche rese praticamente inaffrontabile dalla forte presenza ed influenza delle gerarchie ecclesiastiche nel nostro Paese e sulle forze politiche. Il suo caso è un altro. Si tratta semplicemente di interrompere un atto terapeutico che era già accanimento nel momento stesso in cui fu deciso". Concludendo la lettera Santi, che è membro dello staff della direzione sanitaria della Asl4 chiavarese, ma che spiega di agire a titolo privato, scrive di offrirsi per interrompere la sofferenza di Welby, anche perché: "E' una cosa che noi medici abbiamo fatto e facciamo ogni giorno nel chiuso delle camere di ospedale e nelle case private dei nostri pazienti e nel chiuso del silenzio e del tormento dei nostri pensieri e di quelli dei parenti. Volontariamente e scientemente. Secondo scienza e coscienza. A volte lo facciamo per errore. Nel tempo che sto dedicando a questa lettera è successo 3 o 4 volte, secondo le statistiche". (Ansa)