cronaca

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La Finanza va in Banca Carige e preleva documenti relativi a 32 fidi equivalenti a finanziamenti per un miliardo di euro.

Ci sono e ci saranno siti internet, tv e giornali che fanno e faranno i nomi delle aziende i cui incartamenti sono al vaglio degli inquirenti. L'inchiesta giudiziaria è quella scaturita dall'ispezione di Bankitalia che nelle scorse settimane ha terremotato la galassia Carige, portando alla caduta dello storico presidente dell'istituto Giovanni Berneschi e successivamente, come "fallo di reazione", a quella di Flavio Repetto, presidente della Fondazione che è il primo azionista del principale istituto di credito ligure.

Noi, però, quei nomi non li facciamo. Non è reticenza, ma una scelta.

Il fascicolo della Procura è tuttora a carico di ignoti, quindi non ci sono indagati, ma per converso le ipotesi di reato sono fra le più gravi: ostacolo all'attività di vigilanza, riciclaggio, falso in bilancio e false comunicazioni societarie. Roba da far tremare i polsi.

In questo scenario, allora, parlare dell'impresa Tizio o dell'impresa Caio come destinatari di possibili fidi irregolari, con conseguenze penalmente rilevanti, significherebbe solo esporre quelle aziende a un "pubblico ludibrio" che poi potrebbe non trovare riscontro negli esiti dell'inchiesta. Ma a quel punto la frittata sarebbe comunque fatta e qualsiasi articolo che spiegasse la circostanza non potrebbe risarcire il danno procurato.

Un danno, certo, perché i meccanismi che sovrintendono i rapporti fra le banche e i loro clienti sono delicatissimi e non a caso regolati da precise normative che hanno uno dei fulcri fondamentali nella riservatezza. Quando un'azienda o un imprenditore vengono indicati come possibili percettori di finanziamenti farlocchi si produce un effetto domino la cui ricaduta finale può essere quella di creare, o aggiungere, difficoltà finanziaria a difficoltà finanziaria, arrivando a provocare le conseguenze maggiori, e peggiori, sull'ultimo anello della catena. Il più debole, cioè i dipendenti.

Ecco perché Primocanale quei nomi non li fa.

Senza la presunzione o l'arroganza di voler dare lezioni a chicchessia, perché nel mondo dell'informazione è sacrosanto che ognuno si comporti come meglio ritiene. Come si diceva, però, nessuna reticenza. Quindi, seguiremo l'evolversi dell'inchiesta giudiziaria - come delle altre vicende di pubblico interesse - e se e quando il fascicolo non sarà più a carico di ignoti, ma avrà nomi e cognomi precisi, ne daremo immediata notizia. E ne chiederemo conto agli imprenditori e ai dirigenti di Carige "collusi" in un utilizzo disinvolto dei risparmi dei liguri. Perché fra i tanti criteri che regolano la concessione di un credito non c'è quello secondo cui "gli amici degli amici" ne hanno più diritto di una giovane coppia, ad esempio, che vuol comprare casa e metter su famiglia.