cronaca

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 I risultati del monitoraggio regionale 2012 delle tariffe del servizio idrico e di raccolta dei rifiuti urbani, promosso da Unioncamere Liguria e Ref Ricerche, fanno emergere profonde differenze territoriali in Liguria. Per quanto riguarda il servizio idrico, vi è diversità di costi tra i comuni che applicano il Metodo Normalizzato, come le province di Genova e Spezia, con tariffe definite da un'Autorità locale preposta, e quelli che applicano ancora il regime transitorio Cipe (Imperia e Savona), dove le tariffe vengono applicate sulla base delle delibere Cipe, ferme a luglio 2010.

Nel caso dei rifiuti, invece, le differenze maggiori sono tra i Comuni a Tarsu, in cui il gettito totale non deve necessariamente coprire i costi del servizio, e quelli a Tia, dove oltre alla copertura integrale dei costi deve essere garantito il rispetto del principio comunitario "chi inquina paga": le aliquote dipendono dalla producibilità di rifiuti della specifica utenza.

Per una famiglia ligure di tre componenti la spesa annua può variare, a seconda del Comune, tra i 114 e i 312 euro circa per il servizio idrico e tra i 144 e i 435 euro per quello di igiene urbana. Tra le categorie produttive, per un ristorante di 180 metri quadri che consuma 1.800 metri cubi di acqua, la spesa annua per il servizio idrico integrato può variare tra i 1.300 e i 6.500 euro circa, quella per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani tra i 600 ed i 6.000 euro.

«In generale – spiega Maurizio Scajola, segretario generale di Unioncamere Liguria – per il Servizio idrico integrato a Genova e alla Spezia, dove la qualità erogata dal gestore è la migliore della Liguria, la spesa è superiore rispetto a quella regionale, mentre Savona e Imperia si posizionano al di sotto della media. Sul fronte rifiuti, Genova, La Spezia e Imperia registrano i costi più alti, ma solo il capoluogo ligure si caratterizza per il binomio alta spesa-alta qualità».