economia

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Dopo la dimissione in massa del consiglio d’amministrazione della Parmalat la scorsa settimana, slitta al 14 marzo prossimo il momento decisivo per il “sì” o il “no” all’offerta della cordata di imprese genovesi che, sotto la regia di Confindustria, hanno manifestato l’interesse ad acquisire, a prezzo di mercato ricollocando il personale, l’area dell’ex centrale del latte di Fegino per riconvertirla ad altra attività produttiva.

E mentre le istituzioni fanno appello pubblico all’avvio di una risoluzione i lavoratori dell’ex centrale del latte, in cassa integrazione ancora fino a settembre, sono agitati e vedono un grosso punto interrogativo nel prossimo futuro.

"Si prende ancora tempo ma per noi la faccenda è complessa e le speranze si assottigliano - commenta Luigi Ferrari, uno degli ex lavoratori in cassa da sempre, portavoce dei 27 non ricollocati -. Se il 15 ci sia fosse risposta positiva: riusciremo a non sforare comunque i tempi?".  I lavoratori dell’ex centrale non hanno mai smesso di tenere alta l’attenzione sulla loro situazione: in cassa integrazione dal 2012  hanno recentemente provato a fare un calcolo su quanto “costerebbe” la loro ricollocazione nella nuova, potenziale, realtà produttiva di Fegino. Centottantamila mila euro circa in totale per il primo anno per ogni azienda della cordata.