cronaca

Chiede la cancellazione delle trascrizioni delle unioni all'estero
1 minuto e 47 secondi di lettura
Il ministro dell'Interno Angelino Alfano annuncia l'invio di una circolare ai prefetti, affinché invitino formalmente i sindaci a cancellare le trascrizioni delle nozze gay contratte all'estero, ed è subito rivolta tra i primi cittadini: da Bologna a Napoli, da Roma a Grosseto, i sindaci non ci stanno e invitano alla disobbedienza. La maggioranza di governo si spacca, fra Ncd che sostiene Alfano e Pd e Sel che lo invitano a lasciar fare al Parlamento, mentre tutte la comunità gay, sia di sinistra che di destra, punta il dito contro il ministro.

Immediata la reazione di alcuni sindaci che in questi mesi hanno promosso le trascrizioni nei registri comunali delle unioni omosessuali celebrate all'estero. Il primo è Virginio Merola, sindaco di Bologna: "Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all'estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Lo facciano dunque ma non nel nome di Bologna, che come sindaco rappresento. Io non obbedisco". "Conta più una sentenza del tribunale che una circolare del ministro" gli fa eco Emilio Bonfazi, sindaco di Grosseto, dove una sentenza ha imposto la registrazione di un matrimonio gay contratto all'estero. "Una questione come questa non va risolta con circolari burocratiche, ma deve essere portata in Parlamento o davanti alla Corte costituzionale" commenta il sindaco di Udine, Furio Honsell. E anche il sindaco di Empoli, Brenda Barnini, annuncia che farà 'resistenza' ma ammette che il prefetto potrà revocare quanto deciso dal Comune. Il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, annuncia che si batterà per la trascrizione dei matrimoni gay nella Capitale. Il Comune di Napoli fa sapere che "ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti" contro la circolare. Perfino il sindaco di Parma, il 'grillino' Federico Pizzarotti, sta "dalla parte dei sindaci e contro Alfano". Unica voce fuori dal coro è quella del primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio (Ncd), per il quale Alfano "ha preso la decisione giusta" perché "i sindaci non possono sostituirsi alle normative nazionali con ordinanze che sarebbero illegittime o addirittura in contrasto con la Costituzione".