
La sentenza è arrivata dal giudice per l'udienza preliminare nell'ambito del processo con rito abbreviato andato in scena presso il tribunale di Milano. L'ex tassista soffriva di schizofrenia paranoide e la casalinga, esasperata dalla propria vita matrimoniale, votata alla continua assistenza del marito, progettò l'omicidio. La sera del delitto somministrò un cocktail di farmaci e sedativi al Rossi. Una volta che questi si fu addormentato lo soffocò infilandogli in testa un sacchetto di plastica per poi vestirlo di una tuta da jogging e infilarne il corpo ormai senza vita in un borsone.
La donna chiese però aiuto a un vicino per caricare il pesante fardello in auto e questi si insospettì, informando i carabinieri che seguirono la donna e scoprirono dove il cadavere era stato occultato.
I legali della donna avevano chiesto la perizia psichiatrica sulla propria cliente, ritenuta però dai giudici pienamente capace di intendere e volere.
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