cronaca

Dello studente friulano si erano perse le tracce dal 25 gennaio
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Si è risolta in tragedia la scomparsa al Cairo dello studente friulano Giulio Regeni: in un fosso della periferia della capitale egiziana è stato rinvenuto un corpo che è ormai certo sia del giovane ucciso in circostanze tutte da chiarire. E, secondo quanto scrive il sito del quotidiano 'Al Watan', sul cadavere del giovane italiano vi sarebbero dei "segni di tortura". Il giornale egiziano riporta la notizia, riferita ad un fatto avvenuto mercoledì, del ritrovamento - oggi - del "corpo di un giovane uomo di 30 anni, totalmente nudo nella parte inferiore, con tracce di tortura e ferite su tutto il corpo", nella zona di Hazem Hassan della Città del 6 Ottobre. Proprio quell'estrema periferia della capitale egiziana dove, secondo un'altra fonte, è stato rinvenuto il cadavere di Regeni.

"Il Governo italiano ha appreso del probabile tragico epilogo della vicenda del nostro connazionale" al Cairo, ha annunciato la Farnesina. E, nonostante in serata si fosse ancora in "attesa di conferme ufficiali da parte delle autorità egiziane", il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha espresso "il profondo cordoglio personale e del Governo ai familiari" che erano giunti al Cairo per seguire le ricerche del giovane friulano scomparso il 25 gennaio. Fonti nella capitale egiziana hanno riferito che corpo del 28enne della provincia di Udine è stato rinvenuto in un "fosso" di una zona della periferia del Cairo. "Il Governo italiano ha richiesto alle autorità egiziane il massimo impegno per l'accertamento della verità e dello svolgimento dei fatti, anche con l'avvio immediato di un'indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani", ha fatto sapere il ministero. L'esito tragico della vicenda del giovane di Fiumicello ha causato la sospensione di una missione di una sessantina di aziende italiane in corso al Cairo e guidata dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi.

L'annuncio è stato fatto nell'ambasciata italiana. Proprio al ministro Guidi, in un incontro riservato avuto in mattinata, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi aveva assicurato la propria "personale attenzione" al caso di Regeni. Finora non c'è nessuna ipotesi ufficiale sulla matrice del delitto di cui è stato vittima il dottorando di Cambridge che, da settembre, abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull'economia egiziana presso l'American University. A far temere il peggio erano state martedì scorso fonti del Cairo che avevano escluso l'ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani compiuto proprio il 25 gennaio, anniversario della rivoluzione anti-Mubarak, sempre accompagnato da disordini e arresti (quest'anno peraltro meno numerosi e non segnalati nella zona del Cairo dove lo studente era sparito). Oltre alla teorica possibilità di un depistaggio, restava dunque in piedi l'ipotesi di un rapimento per estorsione: a sfondo economico, in caso di criminalità comune; o "politico", qualora fossero entrati in azione estremisti islamici (l'Isis è attivo soprattutto in una frazione settentrionale della penisola del Sinai ma gli vengono attribuite rivendicazioni di attentati al Cairo). Per non azzardare conclusioni affrettate, una fonte della sicurezza locale aveva sostenuto che la scomparsa sarebbe potuta essere legata a non meglio precisati "motivi personali".

Visto il luogo del ritrovamento del cadavere è verosimile, ma siamo nel campo delle possibilità, ipotizzare anche l'esito di una rapina andata male. Scarne le informazioni sugli ultimi minuti, poco prima delle 20 di quel lunedì, in cui Regeni era sicuramente vivo, come riportato da alcune fonti: il giovane stava andando a trovare amici per un compleanno (circostanza confermata da un suo amico, Omar Aassad). Si stava spostando a piedi tra il quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro che è su quella destra, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di Bab Al Louq, circa 5 km in linea d'aria più a ovest, nei pressi di piazza Tahrir. "Siamo sgomenti", ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, commentando l'"evento tragico, che - ha detto - abbiamo sperato con forza non avesse l'esito che ha avuto".