Nel dibattito del Primo Maggio pesano le Parole del Capo dello Stato. Sergio Mattarella parla dell'occupazione: una "crescita moderata", "non possiamo accontentarci di numeri ancora limitati". E avverte: "Un Paese che non riesce ad includere i giovani è un Paese fermo. Un Paese che esclude i giovani, o lì inserisce nel mondo del lavoro in modo precario, si condanna da solo". Intanto, dalla manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil, in corteo poi in piazza per i comizi a Genova, sono dure le stoccate al Governo (ma anche a Confindustria).
"Da questo palco diamo appuntamento per le lotte che faremo successivamente: non pensi il Governo che ci rassegniamo", avverta la leader della Cgil, Susanna Camusso, che è netta in particolare contro il premier Matteo Renzi, a cui ricorda che ad aver creato più precarietà sono norme varate da "quelle stesse maggioranze che oggi garantiscono questo Governo". Già nei giorni scorsi aveva bollato come "stucchevoli" i commenti sull'occupazione, perchè la crescita è minima: "Non è cambiato nulla di strutturale".
Il premier ribatte: "Se Camusso è stanca di commentare Renzi, Renzi è stanco di commentare Camusso". Il "primo pensiero per il primo maggio è per chi il lavoro non ce l'ha", dice poi il premier: "Da quando siamo al Governo ci sono 398 mila posti di lavoro in più, di cui 354 a tempo indeterminato. E ci sono 373 mila disoccupati in meno. Merito del jobs act, certo. Ma non ci accontentiamo perché c'è ancora molto da fare", aggiunge sottolineando di aver voluto "festeggiare il primo maggio accogliendo gli operai del Sulcis che attendono la ripartenza completa di Eurallumina" e chiedendo "ai dirigenti pubblici di sacrificare questo giorno festivo per approvare progetti concreti", un "segnale di speranza" per chi non ha un lavoro.
Non è mancata qualche tensione alle iniziative del Primo Maggio: a Torino, per gli scontri tra le forze dell'ordine ed un gruppo di antagonisti; a Milano tra sindacalisti dell'Usb e gli addetti alla sicurezza di un negozio Zara: i sindacati base avevano inscenato uno "spogliarello dei diritti" contro l'apertura dei negozi il giorno della la Festa del Lavoro. I leader di Cgil, Cisl e Uil parlano in piazza a Genova: tre i temi chiave: contrattazione, occupazione, pensioni; ed il clima sottolinea la forza di una compattezza rilanciata dalle piattaforme unitarie sulle riforme di pensioni e contratti.
"Per la paura di veder perdere il lavoro siamo arretrati nei diritti", ora "dobbiamo riprendere le nostre bandiere in mano, quelle unitarie", dice Susanna Camusso. Per la Uil Annamaria Furlan manda al Governo "un messaggio molto chiaro: si occupi del lavoro", "vogliano una Italia diversa", servono "grandi riforme"; e su contratti e pensioni: "Non ci interessano le buste arancioni vogliamo le busta paga. E vogliamo un Paese dove i lavoratori anziani possano lasciare il posto ai giovani: così si crea speranza".
I sindacati puntano sempre più "a unificare le lotte e a renderle più incisive", incalza il segretario Uil, Carmelo Barbagallo: "Siamo un sindacato di proposta, ma se non c'è risposta c'è solo la protesta. Ho cercato il dialogo con il ministro Poletti: siamo disposti a discutere anche in piedi, mai in ginocchio"; intanto "il Paese è ancora fermo in stazione", rischia di finire "su un binario morto". Dure le critiche a Confindustria, innescate anche dalle parole del presidente uscente Giorgio Squinzi in una intervista: "Noi conservativi? Se dicono che essere conservativi è tutelare i diritti del lavoro allora è vero; mentre la modernità degli industriali "ha un sapore antico, quello di quando lo sfruttamento era l'unica modalità del lavoro", dice Camusso.
Un appuntamento importante, quello andato in scena a Genova, come avevano sottolineato anche i leader locali. Il segretario genovese della Cgil Ivano Bosco: “Il lavoro al centro di tutto, ma dopo quanto accaduto proprio qui nella nostra regione e in particolare nel capoluogo anche di sicurezza e ambiente”. Riferimenti al petrolio nel Polcevera ma anche l’aumento delle vittime sul lavoro che si registra a livello nazionale. La ricetta del sindacato è chiara: “La lotta alla disoccupazione passa dalla politica. Il Governo ci deve ascoltare e in Liguria l’industria è importante anche se le prospettive turistiche sono interessante e vanno ancora di piu’ aiutate per creare nuovi posti di lavoro che non siano fini a se stessi. La sicurezza? Un cardine, non si fa mai abbastanza”.
Dopo le parole di Luca Maestripieri segretario provinciale della Cisl che ha detto: “La città è stata individuata da Cgil, Cisl e Uil nazionale proprio per le difficoltà che ha dovuto patire per le crisi industriali, per i tanti problemi occupazionali che ha dovuto affrontare e anche per una certa difficoltà di provare a uscire da una situazione in cui si stenta ancora” è intervenuto anche il segretario regionale Uil Piero Massa: “Il titolo della manifestazione è “Più valore al lavoro” proprio perché il lavoro deve stare al centro di ogni mossa, deve essere il cuore di ogni iniziativa e di piano di rilancio”.
Qualche fischio per il governatore della Liguria Giovanni Toti. Il presidente è salito sul palco in piazza De Ferrari per salutare i tre segretari Camusso, Furlan e Barbagallo e quando la speaker ha annunciato il suo arrivo dalla piazza è partita una breve bordata di fischi.
"Qualche fischio stamani, in piazza De Ferrari, era scontato. Continuo a ritenere fosse un dovere per il presidente della Regione Liguria andare a salutare la rappresentanza dei lavoratori che hanno scelto la nostra bellissima Genova per la manifestazione nazionale del primo Maggio. Per chi, come me, crede nel dialogo, nella condivisione delle scelte, nella costruzione del futuro attraverso il confronto, i sindacati restano un interlocutore fondamentale", risponde Toti su Facebook.
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Cgil-Cisl-Uil, monito da Genova al governo sul Jobs act
Scontro Camusso-Renzi, qualche fischio a Toti
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