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Il dibattito sulla crisi del partito a Genova /4
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Anche Emanuele Piazza, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Genova (*) ed esponente di spicco dei renziani, entra nel dibattito lanciato da Primocanale sulla crisi del pd locale.

Caro Paternostro,
I commenti post elettorali di questi giorni e il Tuo articolo mi sollecitano qualche pubblica riflessione. 

Può essere credibile e creduto un partito, come il Partito Democratico, che da oltre un anno e' commissariato dopo una pesante sconfitta alle elezioni regionali del 2015? Può essere conseguentemente credibile la sua opposizione in Consiglio Regionale? Possono essere credibili i suoi candidati alle elezioni comunali nelle città e nei paesi? Può essere credibile l'elaborazione di una necessaria nuova proposta in vista delle elezioni amministrative genovesi del prossimo anno?

Penso con grande franchezza e sincerità di No! Il Pd commissariato oggi non può essere credibile in Liguria e a Genova e non è stato creduto a Savona! Un partito che per divisioni interne e guerriglie tra correnti non riesce da oltre un anno a decidere da chi e come farsi guidare a livello territoriale, eleggendo un segretario, come può presentarsi ai cittadini in modo credibile per guidare le loro comunità locali? Tra gli elettori il dubbio o la certezza degli scontri, dei teatrini correntizi, delle indecisioni diventa prevalente sulla potenziale forza di una proposta chiara, concreta e interpretata da persone coese e credibili.

Chiarisco: il problema non è certo il Commissario David Ermini, persona a cui ci lega condivisione di visione politica, stima e riconoscenza. Il problema non è legato a una persona piuttosto che a un'altra, a una corrente di minoranza o di maggioranza, a renziani o non renziani. Il problema sta nel fatto che una comunità, un partito o trova velocemente le ragioni del suo stare insieme, del suo volersi presentare ai cittadini come forza di governo credibile oppure altre comunità, altri partiti saranno scelti al suo posto.

Nessuno lascerebbe le decisioni circa il proprio futuro, il destino della propria comunità a un soggetto che non sa o non riesce neanche a decidere da chi e come essere guidato. La questione potrebbe essere letta in modo leggermente diverso se lo stato di commissariamento avesse modificato la situazione e migliorato la situazione di origine. Ma questo è avvenuto? No! Purtroppo. Per decidere la candidatura a Savona di Cristina Battaglia si è fatto il solito casino poi solo in parte sopito e riassorbito dalle primarie e il gruppo consigliare in Comune di Genova del Pd nell'ultimo anno ha perso 4 rilevanti consiglieri.

Il mio invito allora è quello di centrare la questione. Ha ragione il ministro Orlando quando dice che in Liguria ci sono nodi politici irrisolti. Io aggiungo che c'è una classe politica che per non affrontare quei nodi per la paura di risolverli (o di fallire?) si nasconde dietro a un commissariamento di comodo. Il fatto che per scegliere un segretario regionale e un team di lavoro con un congresso ci voglia tanto tempo è una balla, che si tolgano energie su altre questioni più importanti e' una balla. Qualsiasi cosa che si possa fare in questa situazione di commissariamento, dalla importante e fondamentale campagna referendaria costituzionale alle discussioni e nuove necessarie progettualita' per la città di Genova, pecca in origine di credibilità e porterà chi proseguirà ceco in questo percorso a certe e sicure ulteriori sconfitte.

Il Partito Democratico può avere la forza di dialogare e valorizzare i tanti cittadini, lavoratori, imprenditori, amministratori, giovani che vivono a Genova e in Liguria in un progetto di innovazione e rilancio del nostro territorio. Ma lo deve fare subito. Persone capaci e credibili ce ne sono, sono tante e spesso non conosciute, giovani e vecchi. Molti si stanno organizzando in percorsi civici di grande qualità e interesse. Se si vuole si può. Con passione e un po' di coraggio. Ma bisogna scegliere se stare dietro a formalistici richiami a percorsi unitari o a ricostruzioni di improbabili coalizioni elettorali o se invece non sia meglio confrontarsi in modo franco e diretto con il territorio e i cittadini.

C'è chi, come i 5 stelle, segue il mugugno corporativo su qualsiasi questione e predica ormai in modo continuativo che il Porto è un peso per la città, dimenticando che senza l'Economia del mare questa città sarebbe totalmente marginale. C'e chi, come il Totismo, si inventa una legge regionale sul Commercio per aumentare ulteriormente il peso della grande distribuzione sul territorio solo per far entrare, a quanto viene dichiarato, un nuovo marchio a scapito del commercio diffuso. Tra queste ipotesi la Liguria e Genova hanno voglia di nuovi spazi di ragionevolezza, visione e concretezza che possono alimentarsi solo dal confronto tra una grande forza democratica e tanti cittadini. Basta volerlo, senza condizionali e senza ritardi.