cronaca

La Uil ribadisce: "Necessario mantenere il controllo pubblico"
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"Verrai nel mio caruggio", si dice a Genova. Nel caruggio della Uil - e delle altre sigle che non hanno firmato l'accordo sulla fusione Amiu-Iren - stanno confluendo un po' tutti. "Abbiamo appreso che il Pd e Fp-Cgil guarderebbero con favore il ritorno all'accordo di luglio, ovvero sposerebbero la tesi che Uil ha supportato per mantenere pubblico l'assetto dell'azienda partecipata", si legge in una nota firmata dai segretari liguri Ghini (generale) e Gulli (trasporti).

Si ricompatta, dunque, il fronte sindacale dopo la "straccionata" (si conceda anche qui il genovesismo) che la giunta Doria ha preso in Consiglio comunale tentando di far passare la delibera che avrebbe privatizzato il servizio di igiene urbana con l'ingresso di Iren al 51%. Alle perplessità di Uil, Fiadel e Cisl si era aggiunta la congiuntura politica: defezioni in maggioranza e sgambetto dall'opposizione. 

Proprio grazie al ritorno all'accordo di luglio potrebbe arrivare quell'intesa che serve a Doria per portare in salvo Amiu e restare in sella sino alla scadenza del mandato. "Dopo anni in cui sono state dissipate risorse pubbliche, con il risultato di arricchire aziende e territori fuori dalla Liguria, è necessario poter garantire investimenti, continuità del servizio, occupazione, anche quella del personale precario, e integrità del ciclo dei rifiuti per una Amiu a maggioranza pubblica", ribadisce la Uil, che dice no a spacchettamenti del servizio e ipotesi alternative.  

"Nel caso in cui le posizioni di Pd e Fp Cgil fossero confermate, saranno benvenuti anche i ravvedimenti: non è mai troppo tardi per garantire sviluppo, occupazione e benessere alla collettività", concludono i segretari.

Intanto Lella Trotta, segretario confederale, dopo l'incontro in Comune con gli assessori Miceli e Porcile e il presidente di Amiu Castagna attacca: "Che gli accordi non si trasformino in spazzatura. Sarebbero davvero insopportabili, per i cittadini, attività commerciali e imprese, gli aumenti previsti per la Tari per la mancata suddivisione del debito per i prossimi 30 anni. L'incapacità della politica pare che stia generando una serie di esiti spiacevoli, che non vorremmo diventassero ricatti, tra i quali, anche l'aumento della Tari del 20 per cento".