Se dovessi dire che essere ostetrica è sempre stato il mio sogno, mentirei. Quando ho finito il liceo volevo frequentare medicina – come la maggior parte dei miei coetanei, credo – e nel momento dell’iscrizione ai test mi era stato suggerito di provare anche i test delle professioni sanitarie. Non ero entrata a medicina ma ero entrata a ostetricia, iniziando questo percorso totalmente inconsapevole di cosa stavo andando a fare, perché nella nostra cultura questa figura non è conosciuta. E poi è successo che mi sono innamorata perdutamente del mio lavoro. Penso che sia stato il destino, è stata l’ostetricia a scegliere me ed è un dono assistere alla vita.
Nonostante la passione per il mio lavoro, mi sono dovuta scontrare fin da subito con quella che era la realtà dei fatti. Il primo giorno di università ci è stato detto “Voi sarete disoccupate”, e così è stato. Mi sono laureata sapendo che per me dopo non ci sarebbe stato niente. Ho frequentato un master per approfondire la mia formazione, tuttavia dopo mi sono ritrovata per un periodo a lavorare come ostetrica volontaria (cioè non stipendiata) e poi a lavorare come baby-sitter e al cinema.
Così ho iniziato a maturare l’idea di andare all’estero. Sapevo di tante colleghe che si erano trasferite in Inghilterra e in Germania, poi sempre il destino mi ha portata a Berlino. Non posso dire che andare via sia semplice, è ovvio che non lo sia. D’improvviso ti guardi intorno senza riconoscere niente di quello che hai visto per tutta la vita, non hai nessuno e bisogna lavorare sodo per iniziare tutto da capo. Ma quello che si ottiene in cambio non ha prezzo. Ho un lavoro a tempo indeterminato in sala parto e vado al lavoro felice, soddisfatta come persona e come professionista.
Da qualche mese inoltre ho potuto realizzare un piccolo sogno e ho avviato la mia attività da ostetrica libera professionista che esercito parallelamente al mio lavoro part-time in sala parto. In Germania il sistema sanitario è privato – ossia dal proprio stipendio viene detratto il pagamento dell’assicurazione sanitaria scelta e si può scegliere tra casse pubbliche sostenute dallo Stato o private - e le compagnie di assicurazione garantiscono l’assistenza ostetrica in gravidanza e nel puerperio.
Le donne in gravidanza possono scegliere di essere seguite solo dall’ostetrica, solo dal ginecologo oppure da entrambe le figure parallelamente. Nel puerperio invece – cioè quando la donna ha partorito – l’ostetrica è la figura di riferimento principale. Le assicurazioni garantiscono fino al decimo giorno di vita del neonato una visita domiciliare ogni giorno e dall’undicesimo giorno fino alle 12 settimane di vita del neonato altre 16 visite. Se la donna lo richiede, tramite certificato medico l’assistenza ostetrica può proseguire senza alcun costo per la donna. L’ostetrica si occupa di sostenere la ripresa della donna, l’allattamento al seno (o artificiale), la crescita e le prime cure del neonato e sostiene la nascita del nuovo nucleo familiare. Il rapporto economico è solo tra professionista e assicurazione sanitaria: una volta completata l’assistenza il professionista invia la fattura alla compagnia di assicurazione che provvede al pagamento. Inutile dire che questo sistema impedisce il lavoro in nero e garantisce il pagamento delle tasse.
In Italia più del 50% delle ostetriche sono disoccupate, il tempo indeterminato non si sa quando arriverà. I concorsi pubblici scarseggiano, a un concorso per 1-2 posti partecipano più di mille persone e poi ci vanno aggiunti i costi per iscriversi e per recarsi a sostenerlo. Si può facilmente immaginare la delusione, frustrazione e lo scontento delle colleghe che hanno scelto di restare e che devono “subire” tutto questo.
Ci sono poi colleghe che scelgono la libera professione. Personalmente la trovo una scelta coraggiosa per diverse ragioni, in primis perchè la cultura del nostro Paese non gioca a nostro favore e poi perché le tasse da sobbarcarsi sono altissime. In Italia il servizio sanitario nazionale non garantisce né sostiene l’assistenza ostetrica, nonostante la legge italiana identifichi nell’ostetrica la figura responsabile dell’assistenza della gravidanza fisiologica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e diversi studi internazionali affermano che l’assistenza ostetrica in gravidanza migliora l’esito di salute materno-fetale in termini di qualità di assistenza. L’assistenza ostetrica riduce per esempio il tasso di cesarei, interventi medici non sempre necessari ed è correlato a maggiore soddisfazione della donna/coppia. L’Italia è famosa in Europa per la percentuale di cesarei che supera la soglia consentita e raccomandata a livello internazionale e recentemente è diventata famosa per i casi di violenza ostetrica. Quando così tante donne italiane denunciano malasanità e denunciano il proprio parto paragonandolo a uno stupro, credo che non si possa restare a guardare, o peggio ancora affermare pubblicamente che le donne esagerano come sempre, come hanno fatto diversi ginecologi italiani.
Da tre anni sono attiva e impegnata con altre colleghe italiane per far sì che la situazione cambi, che la cultura cambi e che le donne abbiano consapevolezza e siano correttamente informate. Gestiamo una Pagina Facebook – sembrerà inutile ma nel 2018 i social network sono il mezzo per diffondere idee e informazioni – tramite la quale pubblichiamo linee guida aggiornate, traduciamo le linee guida internazionali, scriviamo articoli sui temi più importanti e ci assicuriamo che alle donne arrivino le informazioni giuste e corrette.
Da tre anni ci occupiamo inoltre dell’organizzazione del 5 Maggio, Giornata Internazionale dell’Ostetrica. Anche quest’anno in occasione del 5 Maggio le Ostetriche italiane hanno organizzato eventi, stand in piazza e altre attività per far sentire la propria presenza sul territorio e far conoscere la propria figura alla popolazione. Il nostro obiettivo è mettere in moto un cambiamento necessario sia per la nostra situazione professionale sia per le donne che sono le vere protagoniste.
Precedentemente ho detto che l’OMS afferma che l’assistenza ostetrica garantisce un migliore esito materno-fetale e diminuisce anche il tasso di tagli cesarei. L’Italia ha un sistema sanitario nazionale pubblico quindi il costo di un cesareo per noi non è un guadagno ma una perdita di soldi – e tanti anche. Se quei soldi fossero investiti nell’assistenza ostetrica e nei consultori pubblici e fosse creato un modello di assistenza come quello tedesco, inglese e francese – ossia l’ostetrica assiste la donna in gravidanza e nel puerperio - la disoccupazione delle ostetriche sarebbe risolta non completamente ma in buona parte.
La verità è che la gravidanza in Italia è un business e nella nostra cultura è radicata questa bizzarra idea: sono gravida allora vado dal ginecologo. Ma aspettare un figlio non è una malattia quindi perché andiamo dal medico? Cito una mia collega libera professionista che dice: “Andare dal ginecologo perché si è incinta è come essere innamorati e andare dal gastroenterologo per le farfalle nello stomaco”.
Andare dal ginecologo per tutti i controlli di una gravidanza fisiologica porta con sé le conseguenze del caso. Il nostro servizio sanitario nazionale passa gratuitamente come LEA tre ecografie in tutta la gravidanza più gli esami del sangue necessari. Tuttavia a fine gravidanza le donne italiane arrivano con dei papiri di ecografie, almeno dieci. Questo significa che almeno 7 ecografie le hanno pagate di tasca propria al ginecologo privato durante il controllo a cadenza mensile. La gravidanza però non può essere ridotta a delle ecografie e dei prelievi del sangue, dietro c’è tutto un processo di cambiamento interiore e mentale come donna che va capito e ascoltato.
La donna va guidata verso una consapevolezza delle proprie capacità – o empowerment – e va aiutata a trovare le risposte di cui ha bisogno. Le donne che arrivano consapevoli e positive al parto e sanno cosa vogliono sono il mezzo per mettere in moto il cambiamento nell’assistenza che finalmente mette al centro la donna e i suoi bisogni. Quindi possiamo affermare che l’assistenza ostetrica è soprattutto psicologica, e a un medico di questo non importa niente. Ma lo capisco, non è il loro lavoro.
Con questo non voglio dire che il ginecologo è inutile, ma dovrebbero essere la figura di riferimento solo ed esclusivamente se c’è una patologia o una gravidanza a rischio che è compito dell’ostetrica riconoscere. Tanti mi chiedono perché sono ancora attiva in Italia, a maggior ragione che non voglio tornare. Però il mio andare via non lo vivo come un lavarmene le mani. Del cambiamento magari non potrò giovare io, però le mie colleghe che hanno scelto di restare sì.
A Berlino assisto come ostetrica libera professionista solo donne italiane perché auspico che loro possano contribuire al cambiamento raccontando all’amica che vive in Italia dell’esperienza avuta con me, e ne sto già raccogliendo i frutti. Ci vorrà del tempo ma sono certa che un giorno essere ostetrica in Italia avrà lo stesso riconoscimento che si ha in Germania.
salute e medicina
Io, ostetrica genovese a Berlino per fuggire dalla disoccupazione in Italia
Il 5 maggio la giornata internazionale dell'ostetrica
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