E' incostituzionale per "irragionevolezza e mancanza di proporzionalità" la norma della Regione Liguria del 2017 che ha stabilito che gli stranieri, per poter partecipare all'assegnazione di alloggi di edilizia pubblica, debbano essere "regolarmente residenti da almeno dieci anni consecutivi nel territorio nazionale".
Lo ha deciso la Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l'art. 4 della legge regionale 13/2017, accogliendo il ricorso della Presidenza del Consiglio. Le disposizioni comunitarie, recepite dall'Italia, riconoscono infatti lo status di soggiornante di lungo periodo ai cittadini di paesi terzi che risiedano regolarmente in uno Stato membro da almeno cinque anni, equiparandoli ai cittadini del paese in cui si trovano ai fini, tra l'altro, del godimento dei servizi e delle prestazioni sociali.
Nella sentenza - la 106, depositata oggi, relatore il giudice Rosario Morelli - la Consulta sottolinea, richiamando precedenti pronunce, che "le politiche sociali delle Regioni ben possono richiedere un radicamento territoriale continuativo e ulteriore rispetto alla sola residenza"; inoltre "l'accesso a un bene di primaria importanza e a godimento tendenzialmente duraturo, come l'abitazione, per un verso, si colloca a conclusione del percorso di integrazione della persona presso la comunità locale e, per altro verso, può richiedere garanzie di stabilità, che, nell'ambito dell'assegnazione di alloggi pubblici in locazione, scongiurino avvicendamenti troppo ravvicinati tra conduttori, aggravando l'azione amministrativa e riducendone l'efficacia". Purché si resti, però,"entro limiti non arbitrari e irragionevoli".
"E' gravissimo che dalla Corte costituzionale arrivi uno stop che danneggia i cittadini italiani nell'assegnazione degli alloggi popolari". Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti (Forza Italia) su Facebook commenta la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la norma della Regione Liguria del 2017 che ha stabilito che gli stranieri, per poter partecipare all'assegnazione delle case popolari, debbano essere "regolarmente residenti da almeno dieci anni consecutivi nel territorio nazionale".
"Invece di occuparsi dei veri bisogni dei cittadini, il passato governo di centro sinistra ha ben pensato di intervenire su una nostra legge, che dava a liguri e italiani la priorità sulle case popolari e che ora è stata bloccata: un atto grave, ma che non ci ferma - dichiara Toti -. Come Regione Liguria andremo avanti per aiutare i cittadini più deboli e rispondere alle loro reali esigenze".
"La sentenza parla di irragionevolezze e mancanza di proporzionalità. Io invece ritengo che la nostra legge, in questo articolo applicava proprio un concetto di ragionevolezza e di proporzionalità, mettendo al centro delle nostre politiche gli italiani più deboli e bisognosi, dei quali da troppi anni il governo non si interessa", commenta l'assessore alle Politiche Abitative ed Edilizia, Marco Scajola, commenta la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge regionale del 2017 sulle case popolari.
"Il nostro lavoro va avanti - prosegue l'assessore - poiché noi continuiamo la politica di mettere al centro gli italiani e chi da più tempo risiede sul nostro territorio. Infatti la nostra legge comunque prevede, e ciò non è stato assolutamente contestato, i cinque anni di residenza nell'ambito territoriale del Comune dove si fa richiesta per poter ottenere l'alloggio". "Valuteremo ulteriori modifiche - conclude Scajola - ma sempre nell'ottica di favorire chi ha più bisogno, cioè i nostri concittadini, poiché non può passare il concetto che se sei italiano, i tuoi diritti vengano messi in secondo piano, o peggio ancora, vengano calpestati dal tuo stesso Stato".
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"Case popolari agli immigrati solo dopo 10 anni": la Corte Costituzionale boccia la legge ligure
Per "irragionevolezza e mancanza di proporzionalità"
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