Vivere con il diabete è un po’ come guidare al Rallye di Sanremo. Puoi scegliere se scalare la marcia più alta (e quindi curarti) oppure fare incazzare il copilota (il diabete) in modo che tiri il freno a mano. E sta proprio qui il problema, perché molti ragazzi si sentono Nicky Lauda e provano la seconda, solo che di solito a schiantarsi è la loro vita.
Convivo con il diabete da quando avevo 6 anni tanto da non ricordare che cosa significhi vivere senza. Ora che ne ho quasi 21, posso assicurarvi che è meglio seguire il copilota e andare più cauti nelle curve.
Ho aperto un account su Instagram, @quellocoldiabete, proprio per insegnare ad altri ragazzi nella mia stessa situazione che non sono soli nella malattia, e che si può creare una community per scambiare consigli e pareri, un altro motivo è stato per smettere di sentirmi chiedere se posso mangiare i dolci. Purtroppo, nonostante il diabete sia una delle malattie più diffuse al mondo e con una crescita costante di nuovi casi ogni giorno c’è ancora molta ignoranza, spesso dovuta anche alla paura di informarsi.
Personalmente non ho mai avuto problemi nel mostrare la mia disabilità, ma ci sono molti ragazzi che provano vergogna nel curarsi in pubblico per paura di essere giudicati o trattati come un malato terminale. Questo ovviamente genera complicanze nella salute di quest’ultimi, ad esempio abbassamento della vista, il cedimento totale di reni e fegato, la distruzione delle difese immunitarie e così via proprio per una gestione sbagliata della malattia. Io nel 2013 ho avuto un’ipoglicemia grave (ovvero un calo di zuccheri) che mi ha portato a convulsioni con conseguente rottura di 4 vertebre dorsali e la testa dell’omero. Insomma, me la sono vista brutta, ma ho sterzato prima della curva.
Inutile girarci intorno, col diabete non si scherza. Nonostante ciò, se gestita bene, e non è poi così complicato, è una malattia che diventa quasi inesistente nella vita di tutti i giorni, questo grazie anche al progresso tecnologico. Da una decina di anni infatti non ho più bisogno di fare quattro iniezioni al giorno grazie al microinfusore, un apparecchio dalle dimensioni ridotte e del peso di meno di 40gr che tramite una cannula sottocutanea mi inietta regolarmente l’insulina di cui ho bisogno, senza la quale non potrei fare a meno.
Di recente ho anche cominciato ad usare un sistema di misurazione glicemica continua (CGM), il quale, tramite un’altra cannula, misura ogni 5 minuti il mio livello di zucchero nel sangue (o glicemia), evitando di dover costantemente bucarmi le dita per fare le misurazioni con il glucometro.
La speranza è che tramite @quellocoldiabete si crei più consapevolezza su questa malattia autoimmune e che possa essere d’esempio ai ragazzi che ancora faticano ad accettarla nella propria vita.
*Alessio Calcinai - Ventenne genovese ha aperto un account instagram @quellocoldiabete per raccontare la sua malattia e creare una maggiore consapevolezza
salute e medicina
Ho il diabete, ma non sono un pensionato
Alessio Calcinai ha aperto un account Instagram @quellocoldiabete
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