Venerdì 5 aprile ho assistito al secondo convegno regionale O.s.s. “operatori socio sanitari”. Credo che la loro professione in questi anni accanto, alle persone malate, abbia fatto evolvere il senso di solidarietà che ho percepito in tutti gli operatori che vi hanno partecipato; nei loro occhi e nelle loro parole.
Certamente l’organizzazione sanitaria della Regione Liguria, la grande professionalità dei docenti della Asl 3 genovese ha portato queste persone ad elevati livelli di professionalità e di umanità. È necessario e doveroso, da parte mia, dopo tanti anni di lavoro in questi servizi, sottolineare la loro importante capacità di essere degli esperti in umanità; poiché occorre ed esprimono una valida formazione a livello di “sapere“ e di “saper fare”. È in dubbio che oltre la professione c’è di piu, l’empatia. Essi sanno evitare un eccessivo coinvolgimento emotivo, che ne ostacolerebbe la loro capacità di aiuto.
Superano quotidianamente, la inevitabile ripugnanza per situazioni umane, che presentano aspetti spiacevoli (odori sgradevoli, gravi mutilazioni, incontinenza, ecc.).
Superano la fatica lavorativa in una quotidianità di sofferenza e di peso oneroso nel tempo, nel dare sempre assistenza anche quando questa non è percepita per tale (assistenza a persone affette da patologie dementigene).
Con questo loro “saper fare” affrontano la qualità della assistenza e della sofferenza di una persona che si pone nell’aiuto dell’altro con la motivazione fondamentale di essere espressione di solidarietà. Questa solidarietà si esprime nella gratuita della disponibilità incondizionatamente; nello spirito di servizio, che contribuisce alla qualità della assistenza erogata.
Oggi, grazie a loro, ho articolato riflessioni sullo spirito e nell’attenzione alla persona del malato. Non alla patologia ma alla persona, alla sua famiglia, alle ”piccole cose” della quotidianità.
Ed è proprio da questo incontro che ho maggiormente appreso le fatiche del loro lavoro verso la comprensione della condizione umana e degli atteggiamenti del malato e della stessa famiglia. Atteggiamenti che devono esprimere:
Rispetto: per ogni espressione di sofferenza, per come è vissuto il malato e di come si vive il malato. Nella convinzione che ogni persona si vive il proprio dolore.
Umiltà: nell’essere consapevoli di non riuscire sempre a risolvere i problemi,ma di poter offrire solidarietà e un po’di amore, sussidiarietà e speranza.
Perseveranza: non sempre la persona beneficiaria, del servizio assistenziale erogato dagli Operatori Socio Sanitari, apprezzerà quanto si farà, e/o è stato fatto.
Testimonianza: dalle loro osservazioni, della loro attività, si può comprendere come migliorare e evolvere il concetto di assistenza e cura della persona.
È chiaro che queste riflessioni oggi, qui riportate, sono nulla rispetto alle verbalizzazioni ascoltate durante i loro interventi. Ritengo che siano, senza togliere nulla al corpo sanitario, infermieri e medici o terapisti della riabilitazione di un ospedale o di una Rsa territoriale, e, non volendo svilire la portata dell’intervento clinico, una forza unica nell’integrazione assistenziale con dei contenuti umanitari in una più ampia risonanza, esprimendo professionalità in un lavoro altamente usurante, per la fatica e la preoccupazione per il mondo interiore; sia del malato sia dell’operatore.
Infine gli operatori esprimono, profonda solidarietà e sofferenza alla famiglia, per la qualità dell’assistenza da erogare alla persona malata, alla persona morente. Ciò comporta nel tempo un profondo stress, evidenziando per l’operatore socio sanitario il profondo bisogno di riconfermare e rinsaldare le proprie motivazioni messe in discussione dalla frustrazione che non sempre si potranno raggiungere nel “fare” tutto quanto si dovrebbe, sotto il profilo dell’umanizzazione. Complimenti. Bravi, buon lavoro.
*Luca Pallavicini - Presidente Confcommercio Ascom Salute
salute e medicina
Operatori socio assistenziali, il “loro” concetto di assistenza e cura verso le persone anziane
Secondo convegno regionale O.s.s
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