Il documento "di programmazione del rischio" in cui nel 2014 venne scritto che il ponte Morandi era a "rischio crollo", veniva compilato anche coi dati ricevuti dai sensori che Autostrade aveva montato anni prima. Ma, hanno scoperto gli investigatori, dal 2015 quell'impianto di monitoraggio strutturale non funzionava più perché tranciato da lavori sulla carreggiata. I sensori, dicono gli inquirenti, non erano stati sostituiti nonostante il Cesi e il Politecnico di Milano ne avessero consigliato l'installazione.
Il sistema era stato poi inserito nel progetto di retrofitting, i lavori di rinforzo delle pile 9 e 10 che però non sono mai partiti perché nel frattempo il ponte è crollato provocando 43 morti. Dal 2015, è il ragionamento della procura, il documento veniva compilato soltanto con le prove riflettometriche e non con altri sistemi di monitoraggio. Un sistema, secondo chi indaga, che forse non era sufficiente a capire le reali condizioni del Morandi. E allora, si chiedono gli inquirenti, perché nonostante i sensori fossero rotti e ci fosse un unico sistema di monitoraggio, senza nemmeno entrare nei cassoni, il "rischio crollo" non era stato preso in considerazione?
Una delle ipotesi è che si dovesse risparmiare sui costi di gestione e che una chiusura parziale o totale della struttura potesse influenzare l'entrata nell'asset aziendale di nuovi soci cinesi e tedeschi. Domande che potrebbero avere una risposta più concreta con gli interrogatori di altri due indagati per l'inchiesta sui falsi report: il pubblico ministero Walter Cotugno ha convocato Serena Allemanni e Massimiliano Giacobbi, entrambi di Spea.
Le risposte, per ora, non le ha fornite Antonio Galatà. L'ex amministratore delegato di Spea ha comunicato al pubblico ministero di avvalersi della facoltà di non rispondere. Indagato nell'ambito dei falsi report sullo stato di salute dei viadotti autostradali, il manager si è riservato di farsi interrogare quando verranno depositate le motivazioni del tribunale del Riesame che aveva accolto la richiesta della procura di interdire per un anno Galatà e altre 10 persone di Spea, la società controllata che si occupava di manutenzione e monitoraggio. (LEGGI QUI)
DOCUMENTI SEQUESTRATI DALLA GDF - Quel "documento di programmazione del rischio", stilato dall'Ufficio rischio di Autostrade è passato dai vari consigli di amministrazione sia di Aspi che di Atlantia. Dal 2014 al 2016 per il Morandi si parla di "rischio crollo", dal 2017 la dicitura diventa "rischio perdita stabilità". I magistrati che indagano sul crollo del viadotto, avvenuto il 14 agosto del 2018 causando 43 vittime, vogliono capire perché il progetto di consolidamento del Ponte Morandi (retroffiting) soltanto nel febbraio del 2018 sia stato sottoposto alla valutazione del provveditorato delle opere pubbliche e nel giugno sia giunto al Mit nonostante il "rischio crollo" fosse stato già certificato 4 anni prima. I lavori sarebbero dovuti iniziare nell'autunno del 2018. (CLICCA QUI)
IL MINISTRO: "CHI SBAGLIA DEVE PAGARE" - "E' del tutto evidente che chi ha in custodia un bene pubblico come una strada, un ponte, una galleria, deve sapere che sta svolgendo in quel momento un ruolo pubblico che è molto di più di un qualunque altro normale lavoro. Se non si assume questa responsabilità o fa altro o la deve pagare", ha detto il ministro dei trasporti e infrastrutture Paola De Micheli commentando le ultime notizie sul rischio crollo emerso nel 2014.
L'INQUIETUDINE DEL GOVERNATORE TOTI - Il presidente della Regione, Giovanni Toti, commenta la notizia secondo cui i vertici del ministero delle Infrastrutture nel 2015 erano a conoscenza del 'rischio crollo' del ponte Morandi definendola "una delle ragioni per cui siamo molto inquieti in Liguria, le istituzioni locali non hanno alcun potere di sindacato ispettivo" sulla rete autostradale. "Ho chiesto al Mit già due volte un report sulle autostrade liguri, ho scritto al Mit per avere notizie sulle gallerie della Liguria, come sapete noi abbiamo autostrade piene di gallerie, ma non mi ha mai risposto nessuno. Ho chiesto al Mit notizie sui viadotti della Liguria, ma non mi ha mai risposto nessuno", ha concluso Toti.
ALITALIA, BENETTON E AUTOSTRADE - Su Alitalia a un certo punto "si è fatta avanti Atlantia, che poi ha fatto marcia indietro. Se pensavano che entrando in Alitalia non gli avremmo tolto le concessioni" autostradali "si sbagliavano: i morti del ponte Morandi non si barattano con nessuno". Ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio giudicando "poco serio" il comportamento dei Benetton. "E' un anno che cerchiamo di togliere le concessioni, c'è una battaglia legale, la vinceremo". ha aggiunto Di Maio in riferimento alle nuove polemiche relative all'allarme ignorato da Atlantia sul rischio crollo del Morandi.
cronaca
Ponte Morandi, la procura: "Sensori ko dal 2015, tranciati durante lavori"
Falsi report, l'ex ad Spea si avvale della facoltà di non rispondere
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