Da giorni in Italia, accanto alle notizie ufficiali, verificate e supportate da pareri scientifici, si stanno facendo largo centinaia di fake news sul coronavirus Covid-19 che altro non fanno se non alimentare un clima di ingiustificata psicosi. Ingiustificata alla luce dei dati, del paragone con l'impatto di altri virus del passato e del livello altissimo della nostra rete sanitaria.
Per fare chiarezza su questi e altri aspetti del virus che in Italia ha fatto registrare oltre 200 contagi, l'associazione culturale Giuseppe Dossetti ha organizzato alla Camera dei deputati un convegno con esperti del settore sanitario ed economico per sfatare alcune leggende e dare una chiara visione d'insieme sulla diffusione del coronavirus Covid-19 in Italia. Punto di partenza il fatto che "non siamo davanti ad una pandemia. Il 99 per cento dei contagi è localizzato in Cina. In Italia ci sono due o tre focolai attivi con un numero limitato di casi", ha ricordato il presidente della Società italiana di terapia antinfettiva e antivirale, Matteo Bassetti.
Numeri che non giustificano la crescente psicosi. "Ho visto molte persone usare le mascherine per strada o sui mezzi pubblici ma non ci proteggono: le mascherine da chirurgo non servono a nulla contro il coronavirus". Una credenza che ha dato il via ad una corsa spasmodica alle ultime mascherine, con il conseguente tentativo di alcuni di speculatori. Su questo, pero', il presidente di Confindustria dispositivi sanitari, Massimiliano Boggetti, ha annunciato la nascita di "un codice di condotta per garantire il massimo della concentrazione della propria capacita' produttiva per far fronte alle difficolta' che stiamo vivendo. Vogliamo tenere i prezzi allineati prima dell'arrivo della crisi".
L'invito a tutti, dunque, è quello di non farsi prendere dal panico anche perché "bisogna cercare di avere un po' di coerenza sulle malattie infettive. Ho difficoltà a comprendere perché gli italiani, fino a tre mesi fa, si vaccinavano in media uno su cinque contro l'influenza stagionale ed ora sono tutti preoccupati per il coronavirus", ha sottolineato Bassetti. Preoccupazione in alcuni casi, rari, sfociata anche in discriminazione nei confronti della comunità cinese. Sentimenti ed episodi che, nelle parole del consigliere delegato dell'ambasciatore cinese in Italia, Zheng Xuan, "non rappresentano il popolo italiano che anzi ringrazio, insieme al governo e al presidente Mattarella per la solidarietà".
"Il tasso di mortalità fuori dalla Cina è dello 0,5-0,8% mentre il dato complessivo è del 2,3%", aggiunge Bassetti. "Questi sono i numeri. Non li ho inventati io, sono questi i dati della letteratura scientifica internazionale. Chi va numeri diversi da questi non segue la medicina basata sull'evidenza. Oggi non è una pandemia. Ci sono tre focolai attivi con un numero limitato di casi. Oggi non possiamo definirla pandemia, è un'epidemia che riguarda per il 90% ancora la Cina, con 80mila casi e poco più di 2.500 casi fuori dalla Cina. Per il momento non si tratta ancora di una pandemia, ma potrebbe diventarlo".
Per Bassetti la rete infettivologica italiana "ha passato ben di peggio. Le malattie infettive sono state ristrutturate completamente, a livello di rete, con la legge del 1990. Oggi gli infettivologi sono pronti su tutto il territorio nazionale. Sono sul campo tutti i giorni e sono quelli che affronteranno quest'emergenza. Come ne hanno affrontato molte altre affronteranno anche questa".
Sull'uso della mascherina chirurgica, ha detto che "non serve a nulla", perché "serve solo a limitare, cioè se ho un'infezione cerco di non disseminarla agli altri. La mascherina Ffp2, che noi operatori sanitari utilizziamo, ha una durata limitata e dura alcune ore visto che si riduce la sua capacità filtrante. Bisogna stare molto attenti a usare in modo appropriato questi dispositivi. Oggi, per la situazione epidemiologica italiana, a Roma e in qualunque altra città che non sia una di quelle endemiche, è inutile utilizzarle", ha concluso Bassetti.
salute e medicina
Coronavirus, Bassetti: "1 su 5 vaccinato per influenza, ora tutti preoccupati"
Per l'infettivologo dell'ospedale San Martino "non è pandemia"
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