
Un decreto rilancio ancora da studiare approfonditamente, ma nel frattempo, dopo quasi due mesi di lockdown, il sostegno, per i titolari delle attività, latita. “Gli aiuti promessi dal governo, per altro quasi mai ricevuti, e anche quelli del nuovo dl, non sono assolutamente sufficienti, abbiamo bisogno di liquidità, immediata”, sfoga la sua rabbia e la sua frustrazione il vicepresidente di Commercio 3.0 Fabrizio Paravidino. sCONTEnti, partita iva è la fine, partita iva lo stato ci ha tolto la dignità, sono alcune delle scritte, su fogli e magliette, che i proprietari e i lavoratori di negozi d’abbigliamento e per la cura della persona, bar, ristoranti, hanno esibito sotto la regione.
C’è anche chi, senza aspettare la riapertura prevista (salvo cambiamenti per lunedì 18 maggio ndr), ha deciso di chiudere il proprio negozio di parrucchiera e ci racconta così, tra le lacrime, la sua condizione: “Non so dove mettere le mie bambine, io sono una mamma da sola e lo Stato mi ha tolto il mio lavoro e la mia dignità”. A questa signora le fa eco la titolare di alcune gelaterie: “Siamo abbastanza disperati, sono tre mesi che non incassiamo e sono comunque tre mesi che abbiamo tante spese, decorrono affitti, bollette e la merce delle mie gelaterie è stata stoccata”. E allora, dopo la protesta silenziosa e a distanza di sicurezza, c’è stato un confronto di pochi minuti tra il governatore ligure e i rappresentati dell’associazione Commercio 3.0 durante il quale Giovanni Toti ha spiegato di lavorare alle linee guida per agevolare la riapertura e ha promesso un incontro appena sarà possibile.
Nel frattempo, tra rassegnazione e disperazione, i commercianti si rivolgono alle istituzioni: “Noi siamo lo Stato, noi siamo lo Stato”, ripetono. E al presidente, mentre stava salendo in regione per la conferenza con il presidente del consiglio Giuseppe Conte, abbiamo chiesto se da lunedì è confermata la riapertura. La risposta, fulminea, è chiara: “Ne parleremo in queste ore con Conte, è nostra intenzione riaprire”.
IL COMMENTO
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