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Un elenco minuzioso di accorgimenti obbligatori che sarà molto difficile rispettare integralmente
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 "Se riparte il Paese, riparte anche il calcio", ha detto con ottimismo il ministro allo Sport, Vincenzo Spadafora. Due le possibili date di ripresa delle partite: il 13 o il 20 giugno. Per salvare il campionato, e riprendere a giugno, la Figc e la Lega di Serie A inseriscono nel protocollo un criterio di flessibilità: le procedure da applicare qualora un giocatore o un membro dello staff dovesse risultare positivo saranno decise in relazione all'evoluzione generale del contagio. Quindi, se al momento della "nuova positività" il quadro sanitario generale in Italia sarà molto preoccupante, saranno adottate misure più drastiche (come ad esempio la quarantena per l'intero gruppo squadra). Se invece l'andamento dei contagi in Italia sarà tenuto sotto controllo, è facile immaginare un modello "alla tedesca" con la sola persona contagiata (che sia un calciatore o un membro dello staff) messa in quarantena e il gruppo monitorato con frequenti tamponi.


CURVA DEI CONTAGI DECISIVA
- Testualmente, il protocollo che Lega e Figc hanno inviato al CTS della Protezione Civile prevede: "Quanto agli aspetti più strettamente medici (prosecuzione dei controlli cui sottoporre il "Gruppo squadra" nel periodo di ripresa delle competizioni e procedure da adottare in caso di nuove positività) il documento richiama quanto attualmente già previsto dal "protocollo allenamenti", rinviando ad ogni auspicabile aggiornamento che potrà intervenire da oggi alla data che verrà fissata per la ripresa delle attività agonistiche, in relazione all'evoluzione epidemiologica e delle acquisizioni scientifiche, ad esempio in materia di tipologia e periodicità dei test diagnostici a disposizione". Se il Covid-19 dovesse attenuare la sua diffusione, quindi, anche i tamponi potrebbero essere eseguiti in numero minore, come vuole Claudio Lotito, convinto che esami medici troppo frequenti possano essere nocivi per gli atleti.


MASSIMO 300 PERSONE - Per il resto, le 40 pagine di protocollo sulla "pianificazione, organizzazione e gestione delle gare di calcio professionistico in modalità a porte chiuse" confermano le indicazioni già contenute nelle bozze circolate nei giorni scorsi. Il numero massimo di soggetti ammessi allo stadio nei giorni di partita (squadre comprese) sarà 300. Tutti saranno sottoposti a misurazione della temperatura e dovranno firmare un'autocertificazione in cui dichiarano di non avere avuto di recente i sintomi dal Covid-19. All'esterno del campo di gioco, sarà obbligatorio per chiunque indossare la mascherina. Le trasferte in pullman andranno organizzate con due mezzi per ciascuna squadra, per garantire il distanziamento. Le interviste post-gara andranno fatte solo tramite video e auricolari monouso. Ci sarà divieto assoluto di strette di mano, l'uscita dagli spogliatoi in momenti diversi per le due squadre e il divieto di presenza in campo dei bambini-mascotte. Vietate anche le foto di squadra, che prevedono un'evitabile vicinanza dei giocatori fra loro.


ARBITRI - Della tutela della salute degli arbitri, che dovranno recarsi allo stadio con mezzi propri, si farà carico la società ospitante: dagli spogliatoi sanificati, ai pasti mono-dose sigillati. Sarà ridotto a due il numero degli operatori in sala Var. Sarà ulteriormente sviluppato il sistema di comunicazione tramite microfoni e auricolari fra arbitro e assistenti. Grande spazio (una decina di pagine) è dato alle regole a cui dovranno attenersi gli operatori televisivi. Il documento precisa che le procedure strettamente sanitarie "potranno subire variazioni". Non solo in base all'evoluzione del quadro epidemiologico generale, ma anche "delle opportune indicazioni del Cts". Per quanto riguarda i test, resta il vincolo secondo cui l'approvvigionamento dei kit diagnostici da parte delle società "non dovrà minimamente impattare sulla disponibilità dei reagenti, da dedicarsi in maniera assoluta ai bisogni sanitari del Paese".


NIENTE FOTO - L'ultima parte del documento inanella tutte le piccole norme dettate da buonsenso a cui i 300 ammessi allo stadio dovranno attenersi. In particolare, il gruppo squadra. È vietato, ad esempio, soffermarsi a lungo negli spogliatoi, come soffermarsi in "conversazioni in privato" che comportino la prolungata presenza di più persone in spazi angusti. Le vasche idromassaggio andranno svuotate, sarà vietato ai giocatori toccare le pulsantiere degli ascensori ed è raccomandata frequente igienizzazione delle mani. Infine, è stato disposto un minuzioso "programma orario" di modo che in ogni momento (dall'apertura dello stadio alla chiusura dell'impianto a partita finita) sia sempre presente solo il numero essenziale di persone. Il protocollo, allo studio del Comitato tecnico scientifico del governo, attende di essere approvato, con o senza modifiche, nei prossimi giorni.