No, proprio non riesco a capirlo. Sarà un mio limite, ma continuo a domandarmelo: com'è possibile che il Comitato tecnico scientifico (Cts) e di conseguenza il governo continuino a dare via libera al Festival di Sanremo, mentre la stessa città dei fiori, Ventimiglia e tutti Comuni limitrofi dovranno soggiacere a regole molto prossime alla zona rossa?
Io non lo capisco. Ma non sarebbe un problema se almeno lo capissero tutti gli altri italiani. Invece, non lo capisce proprio nessuno. C'è chi se la prende con il governatore ligure Giovanni Toti, accusandolo di tenere il sacco aperto a questa ingiustizia. Va detto, però, che lui non ha alcuna potestà di rimandare o annullare il Festival. Può solo fare ciò che ha fatto, cioè cercare di limitare i danni: creare la zona "arancione rinforzato" per consentire all'estremo ponente ligure di reggere il dilagare della pandemia provocato dalla vicina Francia (il Nizzardo è un vero focolaio di contagi e i frontalieri i diffusori) e dall'aumentato pericolo provocato dalla kermesse canora. Sono già tremila le persone arrivate per il Festival e due i contagiati ufficiali. Tocchiamo ferro.
Però il Cts e il governo proprio dovrebbero spiegarcelo: perché il Festival sì e tutto il resto del mondo della cultura e dello spettacolo no? Non casualmente questo mondo è andato in piazza un po' in tutta Italia, Genova compresa, per manifestare la propria rabbia. A ben guardare, è come la storia dei ristoranti che possono essere aperti a pranzo ma non a cena. L'ultima è che alle 13 si dà un servizio a chi lavora, mentre alle 20 sarebbe solo una questione di puro divertimento e dunque è meglio evitare assembramenti non necessari. A parte che esistono le cene di lavoro, si vuol definire non necessario che la categoria dei ristoratori lavori? Bah...
Su tutto, poi, impera la autentica faccia di bronzo della Rai. Nelle trasmissioni del pomeriggio vengono ospitati esperti tipo Andrea Crisanti, che sa solo predicare l'utilità delle chiusure totali (e grazie, così sono capace anche io: mi sembra uno dei tanti che rimettono a posto i conti pubblici con i tagli lineari, senza uno straccio di scelta), mentre in quelle preserali pubblicizza il Festival come se niente fosse. Prima il virus fa paura. E, anzi, si alimenta il terrore. Poi, quando fa comodo all'azienda, lo stesso virus sparisce dalla circolazione.
Sono proprio curioso di vedere che cosa si inventerà la Rai nei giorni del Festival: sarà una settimana durante la quale si parlerà solo di canzonette e non di contagi? Oppure alle melodie della kermesse si alterneranno le denunce per i disservizi sulla pandemia?
Preconizzo che la Rai farà finta che il Festival non sia la più clamorosa delle contraddizioni, mandata in scena con la complicità del Cts, del nuovo governo e del Comune di Sanremo. Con il sindaco Alberto Biancheri pronto a intascare cinque milioni dalla stessa Rai, alla faccia di tutti coloro che nella città dei fiori, invece, devono fare i conti con la chiusura delle loro attività e delle scuole e rischiano il contagio a causa della carovana festivaliera.
La quale carovana dovrebbe operare, per evidenti ragioni di prevenzione, nel chiuso di una bolla. Solo che per alcuni sarà un po' meno bolla. Vedi alla voce Zlatan Ibrahimovic, che mercoledì la violera' per andare a giocare la partita del Milan con l'Udinese e quindi tornare a Sanremo.
Per le sue comparsate all'Ariston, il calciatore rossonero percepirà 50.000 euro a serata, che fanno un totale di 250.000 essendo previste cinque partecipazioni. Tanto, poco? Tantissimo, se lo chiedi a una coppia di giovani sposi a cui magari una banca nega il mutuo per la casa soltanto perché il contratto di lavoro di lui (lei è fatalmente disoccupata) è sì a tempo indeterminato, ma firmato da troppo poco tempo per dare delle garanzie! (È successo realmente, sia chiaro). E tantissimo se la stessa domanda (tanto o poco?) viene rivolta a uno qualsiasi dei nostri pensionati. Per un multimilionario pedatorio qual è Ibra, invece, non dico che la cifra sia modesta, ma siamo lì. Più probabile che si tratti di appagare lo sconfinato ego del giocatore svedese.
A Viale Mazzini, però, va ricordato che tutto ciò che fa la Rai, Festival compreso, lo fa coi soldi nostri, quelli del canone. Compresi i 5 milioni del Festival destinati al Comune di Sanremo: che sarà pure proprietario del marchio festivaliero, ma incassa denari di tutti noi. Ecco perché bisognerebbe spiegare bene come e perché vengono spesi quei fondi pubblici. Ma questo sarebbe da Paese normale. Invece la nostra bella Italia non è un Paese normale.
cronaca
Il Festival di Sanremo avanza tra i contagi, i soldi a Ibra e la faccia tosta Rai
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