Trentanni fa, per dirla con le parole di Gianluca Vialli postate sui social, fu "la storia epica di una squadra di amici uniti dalla stessa missione: rendere possibile l'impossibile, sfidare e battere lo status quo, agitare le acque fino a scatenare uno tsunami". Ovvero, lo scudetto della Sampdoria di Mantovani, di Boskov, e della coppia Vialli-Mancini, ora di nuovo gemelli del gol in nazionale. E' stata l'ultima favola scudetto, prima che il tricolore continuasse a essere rimpallato tra Torino e Milano, con rare eccezioni romane.
Quello tsunami si abbatté sulla serie A nel 1991, un campionato composto da squadre con giocatori da favola. C'era il Napoli, campione in carica, con la coppia formata da Diego Maradona e Careca in avanti ed il giovanissimo Zola, il Milan campione d'Europa con il trio degli olandesi, l'Inter di Trapattoni con Matthaus, Brehme e Klinsmann, mentre la Juve di Baggio provava con Maifredi. Ma vince l'outsider, la routine è rotta dalla follia di un gruppo fortissimo ed e' l'ultima volta prima di una 'normalizzazione' trentennale. Ora Genova si prepara a ricordare: le strade saranno colorate di blucerchiato, il conto alla rovescia sull'anniversario che cade il 19 maggio parte stasera, e domenica per l'ultima di campionato tutti in campo con una maglia celebrativa, e pazienza se sugli spalti non ci saranno tifosi: i doriani riempiranno la città della loro gioia.
Tutto comincia, dicono i più anziani, quando Paolo Mantovani, iconico presidente blucerchiato, 'pesca' dal mercato il jolly: arriva il russo Oleksij Mychailycenko a centrocampo. E' il tassello mancante a una squadra di amici e campioni. I blucerchiati guidati da Boskov ingranano da subito la quarta intenzionati a vincere uno scudetto: il mito blucerchiato vuole che la decisione' di battersi per quell'obbiettivo venne presa durante una cena da Vialli, Mancini e dallo 'zar' Pietro Vierchowod. E questo avvenne, dopo una strepitosa cavalcata: era il 19 maggio 1991, la penultima del campionato. Due minuti e la Samp comincia a scrivere la storia: Cerezo per l'uno a zero, Mannini che raddoppia e Vialli che sigilla il tre a zero al 29'. In mezz'ora la Samp scrive la storia.
"Non dimenticherò mai lo sguardo di papà al gol di Mannini che portò la Sampdoria sul 2-0 nell'ultima gara col Lecce - racconta all'Ansa Enrico Mantovani -. Quel giorno c'era un'energia straordinaria, qualcosa di pazzesco: sapevo che avremmo vinto, tutto il mio entusiasmo era per papà e per quello che era riuscito a fare. Si era prefissato un traguardo che poteva essere impossibile da raggiungere ma lui voleva farcela e aveva lavorato per questo". "Quando comprò la Samp il suo primo direttore sportivo era Claudio Nassi, la prima che gli disse fu questa: 'Io voglio vincere e sedermi al tavolo dei grandi'. E ci riuscì da protagonista con lo scudetto". Sono ricordi: "Il momento decisivo fu la vittoria a Milano con l'Inter, non ero allo stadio perché mi trovavo a Boston per motivi di studio: alla sera parlai con papà al telefono e la sua emozione era fortissima". Il segreto di questa impresa? "Mio padre creò le condizioni, nel corso degli anni aveva seminato tantissimo per arrivare al traguardo - ha concluso Mantovani - . C'era anche nei giocatori quell'anno la convinzione di potercela fare e nelle competizioni sportive è quello che può fare la differenza. E poi magari piccole situazioni che sono andate nel modo giusto".
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Trent'anni dallo scudetto Sampdoria, Vialli: "Rendemmo possibile l'impossibile"
Genova si prepara al ricordo. Mantovani jr., "Rivivo la gioia di papà"
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