GENOVA - In consiglio comunale a Genova discussione attorno alla tari, al ciclo di rifiuti alle ipotesi di un termovalorizzatore in città. Una discussione accesa partita dalle mozioni presentate dai consiglieri di Genova Domani Lorenzo Pasi e Federico Barbieri (maggioranza) sulle strade da seguire per creare percorsi utili a ottimizzare la strategia energetica regionale. Il documento impegno la giunta a favorire un percorso di ottimizzazione delle strategie energetiche in modo da prevede il più ampio spettro di fonti di approvvigionamento energetico prevedendo anche soluzioni quali termovalorizzatori e rigassificatori.
La giunta con l'assessore Matteo Campora ha dato parere favorevole alla mozione e contrario a tutti e cinque gli ordini del giorno presentati. La mozione è passata con 24 voti favorevoli, 3 contrari e 10 astenuti. Ad astenersi sono stati i consiglieri del Pd mentre Rossoverdi, M5s e Uniti per la Costituzione hanno votato contro. Voto compatto a favore da parte della maggioranza.
Tre i temi centrali della discussione: l'ipotesi di un termovalorizzatore a Scarpino, gli scenari di sviluppo di energie nucleari e il discorso sul rigassificatore.
Il principale argomento di discussione è stato proprio quello sul termovalorizzatore. Si tratta di inceneritori che convertono il calore generato dalla combustione dei rifiuti in energia destinata ad altro uso. La questione del termovalorizzatore è legata a doppia corda a quella del Tmb (trattamento meccanico biologico) con cui l'amministrazione avrebbe voluto chiudere il ciclo dei rifiuti a Scarpino. Ma la costruzione di questo impianto, realizzato in project financing da un'azienda del gruppo Iren, è in stallo da tempo a causa di problematiche tecniche e dei relativi extra-costi.
LA DISCUSSIONE IN AULA - Il consigliere Rossoverde Filippo Bruzzone si schiera apertamente contro l'idea di creare un inceneritore in città e punta a trovare soluzioni con impianti alternativi e meno impattanti sull'ambiente. Poi il tema si incentra su tasso di riciclo in città e sull'elevato costo della Tari a Genova. Il capogruppo del Pd Simone D'Angelo attacca: "Questa città è sporca, è sporca soprattutto nei quartieri popolari, ci sono zone non considerate”. Sul termovalorizzatore dice: “Se la giunta ha cambiato idea ce lo dica. Per quanto riguarda la Tari, nonostante le tante promosse, il suo aumento colpisce sempre di più le famiglie e le fasce più deboli. È la seconda più alta d'Italia con una media di 492 euro a famiglia, contro i 349 euro della media nazionale, con un aumento del 2,5% rispetto allo scorso anno. E poi c'è il tema dell'impianto di Scarpino che doveva essere ultimato nel 2020" con diversi rinvii che si sono susseguiti nel tempo. Il consigliere del Movimento Cinque Stelle Fabio Ceraudo critica l'opzione termovalorizzatore in quanto "non garantisce piena sostenibilità ambientale".
Il consigliere di maggioranza Davide Falteri spiega: "In una città dove abbiamo carenza di spazi, dobbiamo essere attrattivi per chi vuole investire in energie alternative. Noi dobbiamo essere in grado di dire dove instaurarsi e semplificare il processo burocratico. Poi le energie alternative non basteranno ma da qualche parte bisogna iniziare". Favorevoli alla mozione anche i consiglieri di Vince Genova Valter Pilloni e Lorenzo Pellerano di Liguria al centro mentre il consigliere di Uniti per la Costituzione Mattia Crucioli critica la visione generale del governo sull'energia: "Le proposte fatte nella mozione non sono assolutamente idonee a soddisfare le necessità energetiche locali. Stiamo costringendo le nostre aziende a chiudere perché abbiamo risposto positivamente alla richiesta di alcuni Paesi di smettere di prendere il gas dalla Russia. Questa è una mozione preistorica e autolesionista". Il consigliere di Fratelli d'Italia Vincenzo Falcone attacca la discussione portata avanti dall'opposizione definita "più confusionaria che chiara".
La Tari a Genova subisce un rincara di una rata determinata da una delibera della Corte dei Conti del 31 dicembre 2020 che l'ha imposta all'amministrazione per rientrare dal debito accumulato nel periodo dal 2014 al 2017 derivante dalla chiusura della discarica di Scarpino e quindi dalla necessità di conferire i rifiuti fuori regione. La Tari si ricarica di una rata di oltre il 20% che serve a coprire proprio quel buco.
IL COMMENTO
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