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Il racconto dell'esperto Vattuone: "Qui se ne raccoglievano mille quintali che erano la risorsa di tutto l'anno"
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di Michele Varì

LA SPEZIA -Grande affluenza a L'Ago, frazione arroccata sui monti di Borghetto Vara, nella bassa Val di Vara, nello spezzino, per la tradizionale festa della castagna, frutto declinato in ogni possibilità, dalle "rustie", le caldarroste, alla panella e al castagnaccio.


Fra gli animatori impegnati a cuocere le castagne sul fuoco nella locale storica bocciofila anche il professor Giampaolo Vattuone, insegnante di matematica a Chiavari e grande conoscitore della cultura contadina della Val di Vara che ricorda l'importanza della castagna, "anche se sembrano favole qui un tempo si raccoglievano mille quintali di castagne secche, era la risorsa di tutto l'anno, immaginare che fosse venuto a quei tempi il cinipide (insetto che attacca e porta al deperimento delle piante), come è capitato adesso, sarebbe stata carestia di sicuro".


Festa, quella di L'Ago, nata nel '96 per caso, perché tutte le cose nascono così. "Qui a L'Ago c'era pieno di castagneti - racconta ancora Vattuone - adesso non è più così perchè sono stati tagliati molti boschi nel primo dopo guerra e quelli nati non producono più le castagne così buone, qui ce ne sono ancora perchè in questa zona non sono stati tagliati, sono castagni della qualità chiavarina, probabilmente sono stati portati qui da parroci che venivano dalla zona sopra Chiavari, perchè questo era l'ultimo paese sotto la diocesi di Chiavari, andando giù si era già sotto la diocesi di Spezia".

L'Ago, spiega Vattuone, si trova vicino ad altri paesini, Pogliasca, poi andando avanti ci sono i comuni di Beverino e di Riccò, "i parroci qui venivano dall'entroterra di Chiavari - racconta ancora Vattuone -, penso che le castagne siano state portate da loro, è un castagna ideale per fare le caldarroste, di piccole dimensioni ma molto saporita, purtroppo non si possono neppure raccogliere perché fra cinghiali che devastano tutto non si trova più niente".

Poi Vattuone spiega le tante specialità prodotte alla festa con la farina di castagna, "in Lunigiana le fanno sicuramente meglio di noi" aggiunge con grande modestia: "Le frittelle, i cacìn che in altre zone chiamano panelle, impasto di farina dolce cotto nei testi con le foglie, lo facciamo ancora perchè da bambini lo abbiamo mangiato, era il nostro pasto quotidiano e a volte anche serale, negli anni '50 era ancora così".
E poi i dolci: "Lo strudel, poi un bombolone fatto con la farina di castagno, i ciàn che sono crepes, poi la cacina, castagnaccio cotto nel forno nel quale si può mettere sopra uvetta o pinoli, anche rosmarino".

Alla sagra di L'Ago arrivano da ogni parte, racconta ancora Vattuone, "da Levanto, dove si arriva passando da un monte, e da dove., sentivo raccontare che qui venivano a vendere le acciughe di Monterosso mentre noi portavamo le cassette di pere in spalle sino a Levanto, che di qui a piedi è lontano due ore".

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