GENOVA - "Siamo fiduciosi che al 30 giugno non ci saranno aumenti per i cittadini genovesi. Questo è l'obiettivo a cui stiamo lavorando" così l'assessore all'Ambiente del Comune di Genova Matteo Campora in risposta a un'interrogazione presentata dal consigliere del Partito democratico Simone D'Angelo sul possibile aumento del costo della Tari. La tassa sui rifiuti è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento.
I cittadini genovesi rischiano di vedere un nuovo aumento del costo della Tari del 7,9% limabile fino al 6,8% rispetto all'anno precedente da spalmare in due anni. Nel frattempo, il governo ha accolto la richiesta arrivata dall'Anci per differire il termine ultimo dal 30 aprile al 30 giugno in modo da permettere ai Comuni di approvare i piani finanziari e le tariffe relativi alla Tari.
Nel 2023 quella di Genova è stata la seconda Tari più cara d'Italia con una media per famiglia di 492 euro. La media del costo della Tari in Liguria è di 349 euro che rappresenta un valore più alto della media italiana. La città dove si paga la Tari più alta è Catania con una Tari di 594 euro.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata Genova è il fanalino di coda dei Comuni della Liguria. I dati del 2023 registrano che la Città Metropolitana di Genova è arrivata al 51,55% di riciclo (2 punti percentuali in più rispetto all'anno prima) con il Comune di Genova che ha raggiunto il 43,46% di raccolta differenziata (rispetto al 37,76 dell’anno precedente). La media della Città Metropolitana, esclusa la città di Genova, si troverebbe al 68,5%.
"Genova è portatrice di un record negativo - attacca D'Angelo - con la Tari più alta d'Italia in proporzione al servizio. I cittadini sono sul piede di guerra perché questo aumento coinvolge tutti: i piccoli amministratori di condominio, i commercianti perché il nuovo aumento rischia di penalizzare tutti".
Poi arriva la risposta del Comune: "La Tari del Comune di Genova sarebbe nella media nazionale se non avesse i 180 milioni di euro lasciati da chi ha governato la citta prima del 2017, che stiamo finendo di pagare. In questi anni abbiamo fatto fronte al debito e questo ci permetterà di rientrare entro un paio di anni nella media nazionale. Se non avessimo avuto questo debito non avremmo dovuto fare gli incrementi della Tari" precisa l'assessore Campora.
Si parla di una rata annuale di circa 15 milioni di euro. Il piano di rientro dal debito è stato deciso dalla Corte dei Conti alla fine del 2020. Si tratta di un debito accumulato nel periodo dal 2014 al 2017 derivante dalla chiusura della discarica di Scarpino e dalla conseguente necessità di conferire i rifiuti fuori regione. Questo porta a un rincaro di circa il 22% sulla bolletta finale che arriva ai cittadini.
"Questo piano di rientro finisce nel 2026 e quindi auspichiamo che dal 2026 potremmo iniziare a vedere una riduzione cospicua della bolletta" spiega il vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Genova Pietro Piciocchi che sottolinea come gli aumenti sarebbero legati a livello nazionale all'inflazione. "L'Autorità di regolazione ha dato possibilità di aumentare i costi del 9,6%, Amiu ha chiesto a Comune di Genova e Città Metropolitana un aumento del 6,8%. Noi stiamo negoziando con Amiu affinché l'aumento sia minore. Poi un conto è il piano finanziario, un altro conto è come questo piano finanziario verrà declinato nella Tari, il Comune potrebbe anche far fronte a questi aumenti con delle risorse proprie per evitare che questi vengano scaricati in bolletta" conclude Piciocchi.
IL COMMENTO
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