CHIAVARI - Per lei è stato come un ritorno nella sua seconda patria, dalla sua seconda famiglia: Ania oggi a 31 anni e due figli di 2 e 7 anni ed è scappata dalla guerra in Ucraina insieme a loro e alla sua mamma, dopo un viaggio avventuroso, prima 5 km a piedi in mezzo alla neve, poi 4 giorni su un pulmino scortato dalla polizia, qualche bagaglio e cinque scatole di cioccolatini, l’unica cosa che è riuscita a trovare al supermercato prima di partire. Ania in Ucraina aveva un buon impiego in banca, si era appena costruita una nuova casa dove viveva da solo un mese, prima che scoppiasse la guerra. Era già venuta a Chiavari, ospite della famiglia Canepa, per tre volte quando era bambina perché la sua città si trova vicino a Chernobyl, quindi all’età di 10, 12,14 anni era stata ospitata in estate, nel mese di agosto nella casa della famiglia che oggi la ha riaccolta, insieme questa volta ai figli e alla mamma. “Quando ero bambina e venivo qui in estate ero molto felice. Quando è scoppiata la guerra non me la sono sentita di vivere più in Ucraina con i miei figli, quindi visto che la signora Patrizia mi ha offerto la sua ospitalità ho deciso di partire. Per me è stato come un ritorno a casa. Mio marito è rimasto in patria per aiutare, anche se ancora non combatte. Sono molto preoccupata per lui, ci sentiamo diverse volte al giorno. Il mio sogno è che la guerra finisca e io possa tornare nel mio paese e riprendere la vita di prima. Mio figlio di sette anni segue le lezioni in didattica distanza con la scuola del nostro paese".
Ad intermediare nella organizzazione del viaggio e dell’ospitalità, è stata l’associazione Baia delle favole di Sestri Levante. Il presidente Cristiano Simonetti spiega: “Sono ad oggi arrivati cinque ragazzi che avevamo già ospitato nelle famiglie della zona nell’ambito del progetto Chernobyl, ma ci sono molte altre richieste di poter tornare qui anche se è difficile da gestire a livello locale perché è molto pericoloso lo spostamento in Ucraina, anche se noi siamo disponibili ad andare a prendere chi lo desidera al confine. Stiamo cercando di gestire questa situazione. Ci sono molte famiglie candidate ad ospitare anche i minorenni da soli che volessero tornare qui. Tenga conto che prima del Covid arrivavano anche 50 bambini, nell’ambito del progetto Chernobyl, ogni estate“.
IL COMMENTO
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