I pubblici ministeri Paola Calleri e Francesco Cardona Albini hanno chiesto la condanna per 27 imputati del processo per le presunte tangenti per la realizzazione del Terzo Valico, il raddoppio ferroviario tra la Liguria e Milano. Per l'accusa molte gare sarebbero state truccate "costantemente". Tra le richieste di condanna anche quella a tre anni e cinque mesi di reclusione, per turbativa d'asta, per Pietro Salini, l'ad di WeBuild. I pm hanno chiesto 4 anni e 10 mesi per Giandomenico Monorchio (turbativa d'asta e corruzione), imprenditore e figlio dell'ex ragioniere generale dello Stato Andrea (quest'ultimo inquisito per turbativa d'asta, avrebbe fatto da sponsor al figlio) per cui sono stati chiesti un anno e 6 mesi; un anno e 7 mesi per Ettore Incalza (turbativa d'asta), storico 'grand commis' delle maxi-opere, che si sarebbe speso per Monorchio. Tra gli altri imprenditori figurano Stefano Perotti (chiesti 4 anni e sei mesi) e Duccio Astaldi (due anni e tre mesi).
Nel mirino della procura era finito il sistema con cui venivano smistati gli appalti da parte del general contractor individuato dallo Stato per la realizzazione dell'opera (53 km di cui 37 sotterranei, valore superiore ai 6 miliardi).
Tutto ruota intorno al Cociv, consorzio formato in origine da Salini-Impregilo, Società condotte d'acqua e Civ, il general contractor, che ha gestito un fiume di denaro pubblico. Contestata dalla Procura a Salini in particolare una telefonata con l'ex presidente Cociv Michele Longo (chiesti 5 anni): il primo chiedeva di escludere il cugino Claudio, che aveva lasciato nel 2005 l'azienda di famiglia per crearne una autonoma ed è poi morto in un incidente stradale, e il secondo lo rassicurava. Salini ha rimarcato che "in tutte le conversazioni contestate si fa riferimento ad appalti ormai non modificabili: ci sarà modo di dimostrare la buona fede durante il processo".
Le richieste per gli altri vanno da un minimo di 9 mesi a un massimo di quattro anni e 10 mesi. Per tre società sono state chieste le condanne per responsabilità amministrativa e interdittive per un massimo di cinque anni.
IL COMMENTO
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