GENOVA - "Non ce ne siamo accorte" così Deborah Riccelli inizia il monologo 'L'avrei chiamata Elena', dedicato a Jennifer Zacconi, vittima di femminicidio. Una sedia rossa, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, è stata posizionata nella sala di attesa del palazzo della salute Asl3 a Sestri Ponente. Un'iniziativa portata avanti dall'associazione culturale Donne insieme che ha fortemente voluto che la sedia-simbolo venisse collocata nel centro asl.
Si tratta di una installazione artistica realizzata da Elda Gavelli. Sopra la sedia le farfalle simbolo delle mutevoli capacità della donna e il brano di Hermann Hesse che cita: "La farfalla non è un animale come gli altri, in fondo non è propriamente un animale ma solamente l'ultima, più elevata, festosa e vitalmente essenza di un animale. La farfalla non vive per cibarsi e invecchiare vive solamente per amare e concepire".
"Stiamo portando queste sedie in vari luoghi come Palazzo Ducale, Palazzo Tursi - spiega Riccelli, ideatrice del progetto #LASEDIAROSSA -. Noi vorremmo che queste sedie fossero unite da un filo rosso perché rappresentano il posto che le vittime di femminicidio non possono e non potranno mai più occupare". È un posto, questo della Asl, dove passano tante persone, è un simbolo importante per il messaggio che porta. In un anno abbiamo già posizionato sedici sedie, la prossima potrebbe essere collocata presso il pronto soccorso del San Martino. Fondamentale è puntare sull'educazione" precisa Gabriella De Filippis, ideatrice del progetto #LASEDIAROSSA.
Marco Macchi, direttore distretto socio sanitario 9 Asl3 sottolinea l'importanza di avere un simbolo come la sedia rossa all'interno della sala d'attesa: "La casa della salute di Sestri Ponente è anche una casa di comunità. È sì un luogo sanitario ma è anche un posto che raccoglie tutte le problematiche che ci sono nell'ambiente. Quindi portiamo avanti un concetto di salute più esteso che non è solo limitato alla diagnosi".
Cristina Lodi, vicepresidente della commissione Welfare Comune di Genova: "È importantissimo avere una sedia rossa in questo luogo, ricordiamo che questo è un luogo che vede il passaggio di tante donne di tanti uomini e gli operatori sociosanitari possono essere un primo livello. Per quanto riguarda i finanziamenti per i centri antiviolenza sappiamo che non bastano mai. La battaglia che portiamo avanti è quella di trasformare i centri antiviolenza come livello essenziale di assistenza. Un primo approccio avviene dai sanitari ma senza i centri nulla si potrebbe fare. Serve sostenerli con finanziamenti certi e con la possibilità di avere più posti" precisa Lodi.
A Genova sono presenti tre centri antiviolenza a cui rivolgersi in caso di denuncia. Secondo gli ultimi dati le chiamate valide al numero antiviolenza 1522 in Liguria, sono state 636 nel 2021, in costante aumento negli anni della pandemia. Il primo motivo di denuncia è la violenza fisica con 131 donne coinvolte di cui 115 italiane, alto il dato dei maltrattamenti in famiglia. La fascia d'età maggiormente coinvolta rispetto alla violenza di genere si trova tra i 45 e i 54 anni.
IL COMMENTO
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