La Liguria è fanalino di coda in Italia per detenuti che riescono a lavorare all'interno ma anche all'esterno delle carceri. La legge Smuraglia - che sancisce agevolazioni fiscali per le aziende che formano e assumono detenuti - è ancora poco utilizzata nella nostra regione dove sono solo 25 le persone sulle mille e passa detenute che lavorano al di fuori delle mura degli istituti penitenziari. È questo il dato preoccupante per cui a palazzo Ducale si è aperto il convegno "Dalla cella al lavoro" in cui si è parlato di incentivi assunzionali e progetti mirati.
Che cos'è la legge Smuraglia e a cosa serve
La legge prevedere la concessione di un credito d'imposta, a valere sulla Legge 193/2000 (cd. Smuraglia), per ogni lavoratore dipendente detenuto o internato, anche ammesso al lavoro all'esterno, ovvero alla semilibertà, assunto per un periodo non inferiore ad un mese. Si rivolge a cooperative sociali di cui alla legge 381/91 ed imprese pubbliche e private e prevede sgravi fiscale. Per fruirne, è necessario stipulare una convenzione con la Direzione dell'Istituto penitenziario ove sono ristretti i lavoratori assunti. L'agevolazione è concessa sotto forma di credito d'imposta per un importo massimo di € 520 mensili per ogni detenuto assunto e per l'eventuale formazione della mano d'opera (a condizione che dopo la formazione avvenga immediatamente l'assunzione).
Il lavoro come prevenzione dei suicidi in cella
Sono sette i detenuti che si sono tolti la vita all'interno di una cella in Liguria. Un numero che va a decretare un anno nero per il sistema penitenziario, non solo a livello italiano dove il numero di suicidi è il più alto degli ultimi 20 anni, ma anche nella nostra regione dove problemi psichiatrici, sovraffollamento e carenza di personale sono ormai all'ordine del giorno nelle sei strutture che dalla Spezia a Imperia detengono più di 1.300 persone. Il lavoro potrebbe essere una delle soluzioni da mettere in campo per far abbassare il numero - sempre più alto - nelle carceri. "Abbiamo potuto vedere che molte delle persone che si sono tolte la vita sono quelle che hanno un retroterra alle proprie spalle - racconta Doriano Saracino, garante dei detenuti della Liguria - un retroterra familiare quasi inesistente, con problemi abitativi o hanno, ad esempio, situazioni di disoccupazione all'esterno. Vedere la possibilità di trovare un lavoro credo che possa contribuire non solo a riempire il tempo ma dare anche uno scopo". È significativo infatti, che un gran numero dei suicidi siano avvenuti in prossimità della scarcerazione, "questo perché in qualche modo il detenuto teme quello che lo aspetta fuori e avere un lavoro senza dubbio consente di irrobustirsi in vista del momento in cui si dovrà affrontare l'esterno".
Il progetto di formazione per detenuti anche a Pontedecimo e Chiavari
Allo stato attuale il progetto più esteso avviato dalla Regione Liguria e cofinanziato da Cassa delle Ammende è "Vasi comunicanti: dall’esecuzione penale alla rete territoriale del lavoro e del benessere sociale" finanziato per 2 milioni e 300 mila euro. Le principali attività vengono erogate dagli Spin plus (sportelli di inclusione) intramurari, extra murari e per le vittime di reato che vengono gestiti dagli enti del terzo settore. A tal proposito questi ultimi mettono a disposizione degli operatori qualificati i "mediatori di rete e di comunità" che svolgono attività di front office e di backup office tramite la riattivazione della cittadinanza. Per il prossimo triennio Regione Liguria parteciperà al bando Pon inclusione 2021 2027 "Una giustizia più inclusiva" che prevede uno stanziamento di fondi FSE+ e FESR pari a circa 2 milioni e 800 mila euro. Il progetto prevederà azioni di formazione professionale, inserimenti lavorativi e rafforzamento degli Spin plus.
"La nostra Costituzione si fonda sul lavoro, una priorità per la Regione Liguria perché genera crescita economica, inclusione sociale e opportunità" ha detto il presidente della Regione Liguria Marco Bucci. "Il lavoro è essenziale per chi ha vissuto un’esperienza detentiva: formarsi e lavorare durante il carcere significa essere pronti al pieno reinserimento nella società civile. Per questo, la Regione ribadisce la sinergia con il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive, mettendo in campo risorse, incentivi assunzionali e progetti mirati. Eventi come quello di oggi ci consentono di migliorare il sistema trovando percorsi di reinserimento efficaci".
IL COMMENTO
La mobilità sanitaria in Liguria: una sfida che richiede soluzioni immediate e strutturali
Genova, case senza persone e persone senza case