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di Mario Paternostro

Mi incanto tutte le volte che passo davanti al grande murale che raffigura il volto di Paolo Villaggio, a Certosa. Mi emoziona spesso l’arte di Banksy. Così come, lo ammetto, mi diverte lo spirito di alcune scritte sui muri di Genova. Alcune le ho fotografate: dalla ribelle “Notte in piedi. Potere in ginocchio”, all’accorato appello “Pisciate a casa vostra, incivili” su un angolo di Scurreria oggetto di assidue attenzioni da parte di prostatici. A Carignano qualcuno ha dipinto un “Rapiamo Renzi. Nel senso di rapare…”, fino al “Se volevo vivere sotto pressione…nascevo pentola”, su una parete del magnifico Museo Diocesano (ora prontamente ripulito).

Il guaio è che a parte qualche rarissimo spiritoso, il resto è deturpante e incredibile. Ho girato tante città, ma non ne ho trovata ancora una che sopporti lo scempio fastidioso di pitturazioni laddove esiste (ma ormai sono pochissimi) uno spazio libero, come Genova. Da tutte le parti con una predilezione per i palazzi rifatti con i fondi del 110 per cento. Appena gli “artisti” individuano un edificio gratificato dal bonus facciate riescono con una velocità ineguagliabile a sporcarlo. Perché di sporcizia si tratta. E se non è vernice, se non è murales l’azione si riversa sugli specchi agli incroci stradali, posizionati per consentire a chi si immette di controllare che non arrivino auto dalle altre parti. Gli specchi parabolici degli incroci genovesi sono tutti oscurati da adesivi, prevalentemente di calcio. Quindi tali supporti di sicurezza stradale diventano totalmente inutili. Se non si riesce nell’affissione abusiva delle tifoserie, allora si storce lo specchio.

Mi chiedo come mai Genova abbia questo record singolare che nei vicoli del centro storico sta anche cancellando le tracce delle torri o delle logge medioevali.

Mi chiedo quando queste frenesie del pennello vengono realizzate, perché non credo che tutte le scritte e i disegni possano essere fatti in pochi secondi. Possibile che non si becchi sul fatto nessuno? E possibile che tutto ciò avvenga così platealmente in ogni quartiere da ponente a levante vallate comprese? Un tempo questi, che non sono street art sia chiaro, avevano scelto come obbiettivi i muri dei sottopassaggi. Ora tutto avviene alla luce del sole come risultato e , credo, col favore delle tenebre. Non si potrebbe riservare agli scrittori da parete qualche grande muraglia cittadina?