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Il commento di Francesco Gastaldi, professore associato di Urbanistica all'Università IUAV di Venezia
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di Francesco Gastaldi*

Primocanale da tempo pone molta attenzione sulla denuncia, a chiare lettere, circa i problemi delle autostrade liguri che sono sotto gli occhi di tutti gli utenti. Un peccato perché le opere infrastrutturali hanno rappresentato per l’Italia, specie nel dopoguerra e negli anni del boom, uno degli snodi dello sviluppo economico e sociale. Le politiche, le iniziative, le azioni messe in campo in questo settore hanno fortemente condizionato la crescita della Liguria nel quadro del Triangolo Industriale. La mobilità autostradale è stata una delle forme più direttamente visibili di sviluppo e modernizzazione della regione connettendosi con aspetti fondamentali della vita sociale, si pensi alla motorizzazione di massa e al turismo. Un retroterra sociale, politico ed economico contrassegnò la realizzazione di tali opere, soprattutto negli anni 60 e 70, le realizzazioni autostradali contribuirono alla fortuna di molte località rivierasche e al sistema trasportistico a servizio del porto di Genova.

La storia delle infrastrutture liguri

Territorio dall'orografia complessa, stretta tra mare e montagna, la Liguria ha da sempre ospitato importanti assi di trasporto terrestre. Dalle strade consolari dell’impero romano fino alle connessioni verso l’hinterland per le merci e le persone in passaggio nei suoi porti, la regione ha assistito a stagioni di forte rinnovamento dei trasporti, ma anche alla permanenza di secolari consuetudini e caratteristiche di lunga durata: la pluralità degli attracchi di importanza commerciale, i diversi passi oltre gli Appennini e oltre le Alpi con influenze sulla nostra regione. Sono dinamiche che hanno segnato profondamente la storia, non solo infrastrutturale, della regione, si pensi al ruolo dei valichi appenninici rispetto ai traffici portuali, alle diverse fasi di industrializzazione e all’evoluzione del fenomeno turistico, si pensi perfino alle implicazioni paesaggistiche.

I progetti non realizzati (o interrotti)

In questa cornice, lo sviluppo della mobilità su strada e su ferro è avvenuto su un territorio disagevole, poco disponibile ad accogliere con facilità i flussi di traffico. Le ferrovie hanno garantito la fortuna economica della regione, per essere poi affiancate da un'estesa rete autostradale. In particolare il tema dei progetti infrastrutturali non realizzati (o interrotti), o della ciclicità dei progetti (che appaiono e scompaiono dal dibattito e dalle intenzioni degli attori di politiche pubbliche) può essere una storia rilevante rispetto a elementi di continuità/discontinuità, fattori ostativi nella realizzazione delle opere, meccanismi di formazione ed evoluzione dei processi decisionali, diverse concezioni delle infrastrutture rispetto a diverse visioni dello sviluppo (es. la strada Sopraelevata di Genova nasce sul mito delle highway americane e su logiche di sviluppo illimitate tipiche della prima metà degli anni Sessanta, pre-crisi energetica ecc.). In quegli anni altri esempi in tal senso furono il dibattito sui caselli autostradali, il dibattito sul percorso autostradale in relazione alla linea di costa, la strada dalla Spezia verso le Cinque Terre.

I limiti della mobilità ligure

Nel corso dei passati 150 anni la mobilità ligure è completamente cambiata, proprio mentre si profilano all’orizzonte nuovi progetti e nuove realizzazioni, i punti di forza e i pesanti limiti del sistema infrastrutturale (soprattutto stradale) sono oggi evidenti a tutti, suggerendo una decisa discussione sull’attualità che non appare all’altezza del passato.

*Francesco Gastaldi, genovese, è Professore associato di Urbanistica, Università IUAV di Venezia

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