Jean Vanier in un incontro con i carcerati ad Haiti, disse loro queste parole: “Voi sapete bene che in fondo al vostro cuore, più a fondo di ogni ferita, c’è un bambino in cerca di tenerezza”.
Non è forse vero per ognuno di noi?
Tornare bambini
Gesù nel Vangelo dice di “tornare bambini”. Non dice di essere “infantili”, ma di tornare bambini. C’è una bella differenza tra chi vive incontentabile, capriccioso, pretendendo dalla vita tutto, subito e facilmente; prendendosela con chi - chiunque esso sia, stato, leggi, massimi sistemi o anche il vicino di casa - gli impedisce di avere. C’è una bella differenza tra questo e lo scoprire il bambino dentro di noi. Il Bambino che nasce nella grotta di Betlemme, e che vive nascosto dentro ogni cuore.
In cerca di un "oltre da raggiungere"
Scoprire e incontrare questo Bambino significa vivere per qualcosa di grande. Con i piedi piantati bene in terra, ma con un cuore che cerca un “oltre” da raggiungere. Per chi crede significa incontrare Dio che viene a rivelare Se stesso, e a rivelare a te, uomo, chi sei e cosa sei chiamato a essere. Scoprire questo bambino dentro di noi significa andare oltre la superficie, e sentire lo stupore di vivere. Quello stupore che l’esistenzialismo ha sottolineato a modo suo, come intuizione filosofica. Quello stupore che la fede rende trascendente. Uno stupore che provoca dentro un tuffo al cuore e, al contempo stesso, suscita una voglia di vivere in pienezza, rendendo migliore il mondo che abitiamo.
Scoprire ed incontrare questo Bambino significa affermare e credere nella dignità di ogni essere umano, qualunque esso sia. Quella dignità che Jean Vanier indicava a quei carcerati. Quella dignità che noi, persone libere (davvero libere?) troppo spesso rischiamo di perdere di vista.
Fermiamoci per un giorno
Natale è questo Bambino da incontrare, nella fede della grotta di Betlemme, nella dignità di ogni animo umano dove la Vita sprigiona tutta la sua forza dirompente. Possa questo giorno fermare le nostre corse, per gustare la bellezza della famiglia, degli affetti più cari, per esserci e dedicare noi stessi a chi abbiamo accanto. Che nessuno si senta solo, che nessuno guardandosi attorno non abbia una mano da stringere, uno sguardo che accarezzi l’anima e trasmetta vita. Natale sia un giorno in cui smettere di essere infantili, per scoprire quel Bambino che vuole ancora, nonostante tutto, rinascere qui per vivere in noi.
IL COMMENTO
Quel Bambino da incontrare
Infrastrutture, un'attualità non all'altezza del passato