Cronaca

Il commercialista aspetta l'esito del Dna che potrebbe cancellare ogni sospetto su di lui: "Mi aspettavo delle scuse da tanti, ma non sono arrivate. Più passa il tempo e meno spero nella giustizia, Nada? Mai stato innamorato di lei perché era timida come me...
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di Michele Varì

CHIAVARI - "Dopo il primo lunghissimo interrogatorio ai limite della legge a cui fui sottoposto dalla polizia, temetti di finire in galera anche se sapevo di essere innocente, perché si sa, in Italia qualche giorno di carcerazione preventiva non si nega a nessuno... io in quei giorni ero additato da tutti come l'assassino, come il mostro che prima o poi sarebbe stato arrestato. Solo dopo ci si è accorti che non era così".

A parlare è Marco Soracco, commercialista titolare dello studio di via Marsala a Chiavari dove la mattina di lunedì 6 maggio 1996 è stata uccisa Nada Cella, 24 anni, segretaria dell'ufficio ammazzata con ferite alla testa inferte con un'arma mai trovata da un assassino ancora senza nome, forse una donna, come si ipotizza da alcuni filamenti di Dna trovati sulla scena del crimine.

Il primo indagato fu proprio Soracco, la cui posizione però poi venne archiviata.

Adesso, da un anno, dopo ben 26 anni, il caso è stato riaperto grazie alla criminologa barese Antonella Delfino Pesce: la specialista ha scoperto che allora i carabinieri trovarono in casa di Anna Lucia Cecere, la seconda indagata, e per questo di nuovo iscritta sul registro degli indagati, bottoni uguali a quelli rinvenuti sporchi di sangue sul luogo del delitto.

Indizio mai rivelato alla polizia titolare dell'indagine, che lo ha scoperto solo ora anche a causa dello scarso coordinamento del magistrato titolare delle indagini di allora.

Soracco alla notizia della riapertura del caso e dell'iscrizione sul registro degli indagati di Cecere ha tirato un sospiro di sollievo.  La nuova indagine di questo cold case punta sulla comparazione dei codici genetici rilevati sui reperti su cui era stato trovato, guarda caso, il Dna di una donna allora sconosciuta. Il caso è nelle mani del genetista Emilio Giardina, lo stesso che ha incastrato l'assassino di Yara Gambirasio.

"Diciamo che alla riapertura delle indagini, circa un anno fa, ero molto fiducioso, ma adesso, dopo tanto tempo, dopo le continue richieste di proroghe da parte del genetista inizio a perdere la speranza che si arrivi davvero alla soluzione del caso, anche se credo che prima o poi il genetista una risposta dovrà pur darla".

La nuova indagata, Anna Lucia Cecere, difesa dall'avvocato Gianni Roffo, è una sua vecchia amica ora abitante a Boves (Cuneo), già indagata allora e subito uscita dall'inchiesta; cosa ne pensa di questo ripensamento dopo 25 anni?

"Per dirlo aspetto la fine dell'indagine. Diciamo che le indagini sono state fatte in modo discutibile, si puntava tutto su di me, la posizione di Cecere era stata archiviata nel giro di tre giorni senza che nessuno le chiedesse dove si trovava il giorno dell'omicidio. Certo la polizia fece un lavoro grandissimo, enorme, seguendo ogni possibile pista, indagando su centinaia di persone che avevano contatti con Nada e con il mio studio di lavoro, i carabinieri e il magistrato, invece, senza dire nulla alla polizia, come ho letto sui giornali, invece archiviarono la posizione di Cecere dopo soli tre giorni...".

Che rapporti aveva con Anna Lucia Cecere? Lei e sua mamma siete stati indagati di recente perchè non avreste detto tutto sull'indagata...

"Ma la conoscevo poco, l'avevo incontrata qualche volta per strada perché abitava vicino a me, e poi l'avevo incontrata insieme ad amici una sera in una discoteca, tutto qui...".

Ma è vero che Cecere ambiva a prendere il posto di Nada nel lavoro e diventare anche la sua fidanzata?

"Queste cose le ho lette di recente sui giornali, vero è che un'amica comune mi aveva detto che lei il giorno dopo l'omicidio aveva telefonato per fare arrivare a me la sua richiesta di assunzione al posto di Nada, ma l'amica quando aveva sentito questa assurda richiesta, così poco tempestiva, aveva buttato giù il telefono. E poi io non avrei preso in considerazione una ragazza senza esperienza e con il diploma delle magistrali come la Cecere, avevo bisogno di una segretaria esperta".

Cecere le piaceva?
"Mah, ricordo che era carina, niente di più e mai sono uscito da solo con lei"

Non era lei la donna misteriosa con cui uscì dalla chiesa di Chiavari dove era andato a messa la prima domenica dopo l'omicidio?

"No, quella era una mia amica di studi universitari, nessun mistero".

Quando lei fu indagato si disse che poteva avere ucciso Nada perché ne era innamorato ma lei la respingeva, ora forse può dirlo: era stato lei a inviare un mazzo di fiori recapitato nello studio a Nada?

"Assolutamente no, non ho mai inviato fiori a Nada. Ne sono mai stato innamorato di lei. Nada era carina, ma non era il mio tipo perchè era timida come me e io volevo una fidanzata più estroversa e non chiusa come me...".

Come Anna Lucia Cecere?

"Sì, lei la ricordo con un carattere più aperto, ma, lo ripeto, fra noi non c'era niente...".

Una degli elementi che potevano portare alla soluzione del giallo è l'identificazione della donna che fece due telefonate anonime: una al vostro studio e una ad un avvocato di Chiavari ipotizzando che tante persone sapessero il nome dell'assassino. Quella voce non è mai stata identificata.

"Io non saprei dire chi era quella donna che ha telefonato, se l'avessi saputo avrei avuto tutto l'interesse a dirlo".

Sono passati ventisei anni dall'omicidio che ha cambiato la sua vita sicuramente in peggio: quale è stato il momento peggiore?

"Subito dopo quando scoprii il corpo di Nada agonizzante nello studio e quando capivo che tutti puntavano il dito contro di me, ero il perfetto colpevole per tutti e lì che ho avuto paura di finire in galera"

Il momento più bello invece? Se c'è stato...

"Quello spero debba ancora arrivare, spero che sia il momento in cui sarà identificato l'assassino. La mia vita è stata segnata da questa tragedia come quella dei familiari di Nada, spero che almeno allora in tanti, addetti ai lavori, come voi giornalisti, ma non solo, mi possano chiedere scusa per le ombre che mi sono state gettate addosso".

Forse io sono fra quelli? Se è così le chiedo scusa pubblicamente, posso solo giustificarmi dicendo che noi riportavamo solo l'umore degli inquirenti che facevano intendere che da un momento all'altro lei poteva essere arrestato per l'omicidio...

"Certo, ma il risultato di questo assedio e accanimento da parte dei mass media è che la mia vita è quella di mia madre sono state stravolte, condizionate da questa pressione eccessiva e ingiustificata".

La sua vita sarebbe stata diversa senza l'omicidio di Nada?

"Non credo, poi io sono riuscito a proteggermi, ad archiviare questa tragedia e andare avanti, la mia grande forza è sempre stata quella di essere innocente".

 

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