GENOVA - Sono stati sequestrati 75 grammi di droga e due cellulari dotati di sim dai Baschi Azzurri nella Casa circondariale di Marassi, a Genova. A dare notizia dell'ennesimo sequestro di droga e telefoni cellulari è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce di Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del SAPPE. La merce sequestrata era stata lanciata da ignoti dalla Coop del Mirto, adiacente alla struttura e il cui parcheggio auto è stato oggetto delle critiche sindacali fin dalla sua costruzione a causa della sua altezza, che consente una facile introspezione dentro al carcere. Il sindacalista torna a denunciare le rivendicazioni del SAPPE: “Sono ormai anni che denunciamo questi lanci. Servono grate, droni, sentinelle e un servizio automontato dedicato per stroncare gli illeciti tentativi di introduzione e possesso di droga e microcellulari, che oramai hanno dimensioni sempre più ridotte, da parte dei detenuti. Ci auguriamo che al più presto, il personale del Corpo di polizia penitenziaria di Marassi venga dotato di nuove apposite strumentazioni per contrastare questo fenomeno, come il potenziamento tecnologico della Sala Regia, fulcro del monitoraggio della sicurezza interna ed esterna”. Ed è amara ed impietosa la denuncia del SAPPE: “Aspettano forse che qualcuno lanci una pistola dentro al carcere o che succeda una tragedia prima di porre rimedio a queste incredibili falle che, se si fosse ascoltato il SAPPE per tempo, si sarebbe potuto evitare all’origine, ovvero quando il centro commerciale era ancora in costruzione? Ed è possibile che non si possano schermare le celle delle carceri, i cortili ed i saloni dove i detenuti svolgono attività, all’uso dei telefoni cellulari come invece avviene in moltissime se non tutte le carceri europee?”, conclude Tristaino. Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, ricorda che “il SAPPE da decenni chiede riforme concrete come l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”.
Il 30% e più delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre, ha problemi di droga. Le persone riconosciute come tossicodipendenti o alcoldipendenti all'interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la loro condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all'interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose.
Continua il leader del SAPPE sottolineando l'allarme connesso all'ingresso illecito ed all'uso in carcere di telefoni: "Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, provvedimenti sul fronte penitenziario e, chiediamo, oltre alla dotazione del taser per potersi difendere dai detenuti violenti, di fare presto anche sul fronte della schermatura dei penitenziari all'uso dei cellulari".
IL COMMENTO
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