Cronaca

Anna svela l'infanzia difficile, ma anche gli scippi con un complice per la cocaina, il matrimonio in carcere e un figlio con l'uomo sbagliato. La storia visibile su Fb, Instagram, nel banner di Michè su On demand e da martedì 10 settembre alle 22.30 in tv
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GENOVA - Quanti articoli ho scritto all'inizio degli anni Duemila su Bonnie e Clyde, gli scippatori seriali di Genova, capaci di mettere a segno oltre cento scippi, facendosi beffa di polizia e carabinieri a bordo di un tmax, e quante volte ho sperato di incontrare e intervistare Anna, di cui si favoleggiava fosse la sosia della bellissima star del cinema Angelina Jolie.

Così ora che ce l'ho qui davanti il rammarico è di non poter mostrare a tutti il suo viso, in cui nonostante una tribolata vita da criminale, come si definisce lei stessa, a 44 anni, mostra ancora la dolcezza dei suoi lineamenti.

Anna "Jolie" ha deciso di raccontarsi a Michè solo di spalle, "sono ancora sottoposta ad obblighi di legge, non voglio infilarmi in altri guai" si giustifica in perfetta sintonia con il suo avvocato Cristiano Mancuso, che per lei è anche un amico su cui ha sempre potuto contare.
Una rinuncia, quella di non mostrare il suo viso, non facile per lei, che la carta della bellezza l'ha sempre calata sul tavolo, per raggiungere i suoi obiettivi, spesso non leciti.

Anna racconta, l'infanzia difficile a Milano, segnata dall'abbandono da parte dei suoi genitori, e la famiglia ritrovata a Genova, una mamma e un papà che per lei sono sempre stati tutto. Un tutto che però alla fine dei conti non è bastato a riempire i suoi vuoti, a scongelare il freddo dalla sua anima di figlia respinta.

Cadere sulla cattiva strada così, per una donna ribelle e piena di rabbia come lei, è stato quasi naturale, inevitabile come finire inghiottita dal nulla della cocaina che le ha segnato l'esistenza e imposto di rubare, scippare. Una vita a cento all'ora quella di Anna, con un matrimonio in carcere e un figlio con l'uomo sbagliato, un ragazzo ora di 14 anni che sembra avere perso. L'ultima sua sconfitta, o forse no, perché un figlio a 14 anni può avere il diritto di voltare le spalle ad una mamma assente, mentre lei, lei mamma, ripensando alla sua infanzia negata, ha il dovere di riprovarci. Noi alla fine le strappiamo una promessa, di tentare ancora.

 

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