
Era il 15 febbraio quando la nave Seajewel, battente bandiera maltese e ormeggiata nel campo boa davanti a Savona, è stata oggetto di due esplosioni che hanno provocato uno squarcio di un metro e mezzo circa nello scafo. Da allora la Procura di Genova indaga per naufragio aggravato dal terrorismo.
I risultati sul greggio
A quasi 40 giorni sono arrivati i risultati delle analisi chimiche per risalire alla provenienza del petrolio che si trovava nella pancia della petroliera al momento dell'attentato: è di origine nordafricana ma la pista della traffico occulto di petrolio russo non è comunque esclusa e nemmeno l'ipotesi di matrice ucraina.
La pista dell'attentato
Per gli investigatori le due bombe piazzate sulla nave Seajewel non erano un gesto dimostrativo, ma un tentativo credibile di affondare la petroliera al largo di Savona.
Il sopralluogo dei periti in Grecia
Il 27 il capo ufficio del Nucleo regionale artificieri della Liguria Federico Canfarini e l'ingegnere navale Alfredo Lo Noce, voleranno in Grecia per un sopralluogo sulla nave che si trova nel bacino del Pireo. Gli ordigni usati potrebbero essere mine Limpet o 'a patella', vengono attaccate alle navi con magneti e solitamente contengono esplosivi Tnt (trinitrotoluene).
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IL COMMENTO
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